L'oro di Mauro Berruto, il coach filosofo

di Guido Pasqualini

Inutile girarci attorno: agli Europei di pallavolo maschile si gareggiava per l'argento. Troppo forte la Russia che, dalla finale olimpica vinta l'anno scorso a Londra al tie-break, si è sostituita al Brasile come formazione imbattibile a livello planetario.
È per questo che il secondo posto ottenuto ieri dagli azzurri di coach Mauro Berruto vale più di un oro. Un piccolo grande miracolo all'italiana quello costruito quest'estate a Cavalese in un intenso periodo di preparazione. E il merito va ascritto principalmente proprio al mister-filosofo che, da quando è diventato allenatore della nazionale (dicembre 2010), è sempre andato a medaglia nelle finali delle competizioni internazionali conquistate dagli azzurri. Con il supporto del suo staff, ha saputo mettere in campo una squadra determinata e competitiva, giocando quasi sul filo dell'azzardo. La formazione approdata in finale nello stadio di Copenhagen contava infatti su tre esordienti: il libero Salvatore Rossini, che prima di quest'estate di fatto non aveva mai vestito l'azzurro, l'opposto Luca Vettori, che nella scorsa stagione ha fatto la riserva a Piacenza ad Alessandro Fei, e il centrale Thomas Beretta, che finora non ha mai toccato un pallone in serie A1.
È un'Italia figlia del lavoro e della programmazione. Vettori e Beretta hanno giocato nel Club Italia , pensato proprio per far crescere gli azzurri del domani. Ma è un'Italia frutto anche della capacità di rimediare agli infortuni (Savani, in parte Parodi e Kovar) senza piangersi addosso e inventando nuove soluzioni tattiche (Zaytsev schiacciatore e non più opposto).    
È un'Italia che, con le sue vittorie, ha saputo guadagnarsi spazio anche su quella stampa nazionale capace invece di glorificare fin da subito la nazionale dal basket finita poi ottava dagli Europei ed esclusa dai Mondiali. Ai campionati iridati (Polonia 2014) sono invece già qualificati gli azzurri di Berruto, per la gioia di Emanuele Birarelli che a dicembre  potrà così godersi in pace l'arrivo del primo figlioletto.
Proprio le prove europee di capitan Bira e di Sokolov fanno ben sperare in casa Diatec Trentino. Se Lele continuerà a murare con questa frequenza e Tsetso a randellare con questa potenza, i tifosi gialloblù possono sperare di vivere una stagione non trionfale ma comunque importante,  come non sembrava invece neanche ipotizzabile all'indomani della partenza dei big.
«Guardaci Italia - scriveva Berruto alla vigilia del match di ieri - perché tu ricorderai a noi e noi ricorderemo a te che, nonostante tutto, abbiamo ancora energia da vendere, voglia di speranza, voglia di futuro, e voglia di quel sudore che è elemento essenziale per far diventare realtà ciò che sogniamo. Guardaci, perché tu ricorderai a noi e noi ricorderemo a te che siamo sì imperfetti ma sappiamo anche essere bellissimi». Un messaggio di speranza in un Paese troppo incline a farsi del male.

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