Il primo diritto: il diritto alla vita (ma da quando?)

Dino Pedrotti

Ho ricevuto una richiesta tutta particolare: "Dopo aver spiegato i diritti dei bambini a essere vaccinati e i diritti dei neonati, ci parli anche dei diritti di chi ancora non è nato".

"Diritto" è una parola troppo abusata e troppo ambigua. I Grandi, i “capi” (dai capi di governo ai capifamiglia) invocano da sempre i loro "diritti" a esercitare potere dall'alto, magari in nome di Dio

(1). Anarchici, individualisti, libertari pretendono invece il "diritto" di ognuno ad agire come crede

(2). Il mondo solido dei tempi passati sta franando e il mondo liquido di oggi non ci dà nessun punto fisso di riferimento: secondo Bauman "fluttuiamo verso obiettivi mobili".

La politica sta oggi naufragando tra chi difende i diritti di chi sta più in alto (1) e i diritti di chi sta più in basso (2): delle "responsabilità" ci si interessa poco, troppo poco. Donne, lavoratori, giovani e persino i poveri non hanno solo diritti, ma hanno anche qualche responsabilità verso altre persone.

Per mettere ordine sulla parola "diritto", è per me basilare partire dall’1+1, dal basso, dagli “ultimi”, dai diritti dei più deboli che non hanno nessun potere (3). Non deve farci meraviglia che un papa proponga "gli ultimi" come vero punto di riferimento: il vangelo proponeva questa rivoluzione copernicana 2000 anni fa. Con quest’ottica, gli ultimi tra gli ultimi, titolari quindi dei massimi diritti, sono proprio i bambini più piccoli (non hanno nessuna responsabilità!). E il vangelo li preferisce rispetto ai "sapienti" e agli "intelligenti". Gli ultimi “diritti universali” proclamati nel mondo (ONU, 1989) sono quelli dei Bambini.

Fino a pochi decenni fa il neonato era considerato “oggetto di proprietà” dei genitori e non certo "soggetto di diritto". La società di oggi deve garantire a ogni neonato, in ogni parte del mondo, anzitutto il primo vero diritto, il diritto alla vita. In Trentino questo lo abbiamo garantito: un basso tasso di mortalità infantile è il miglior indice del livello di civiltà di un popolo (che difende i diritti dei più deboli). Ogni neonato ha poi altri diritti: crescere sano e felice e diventare un cittadino responsabile. I suoi genitori hanno i massimi diritti a essere aiutati per essere veri educatori dei loro figli, perché la società futura sia migliore di quella attuale.

C'è un essere umano ancora più debole del neonato? Certo, è il bambino prima di nascere. Non è accettabile razionalmente il fatto che a 5-6 mesi di gravidanza abbia i massimi diritti a essere aiutato a sopravvivere (3) e che a 3 mesi di gravidanza non abbia nessun diritto, per cui può essere eliminato (1). Cosa succede tra gli 89 e i 90 giorni di gravidanza? Nulla di speciale. E allora? Proviamo a ragionare nel modo più laico, avendo come punto di riferimento non il Padreterno in alto (1), non l’ambiguità e l’opportunismo di oggi (2), ma l'ultimo tra gli ultimi (3). Il fatto di essere piccolo piccolo e nascosto alla vista non annulla, ma aumenta i suoi diritti e le nostre responsabilità. Proviamo a meditare…

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