Caterina, i candidati e la colla alle poltrone

di Pierangelo Giovanetti

Gentile direttore, ho letto ieri sull'Adige che la consigliera provinciale del Patt, Caterina Dominici, minaccia di fare il diavolo a quattro nel caso il suo partito non la candidasse per le prossime elezioni provinciali.
Come le ho già detto a voce, mi permetto ribadire l'invito a lei e tutti i suoi colleghi di ogni partito: ma se avete fatto due o tre legislature ritiratevi, perché solo nella politica vanno e fanno bene i precari. Lasciate il posto a cittadini delle generazioni successive. Se avete operato bene e lavorato prevalentemente per il bene comune della popolazione e del territorio trentino, non avete fatto che il vostro dovere. Avete adempiuto al mandato ricevuto dai vostri elettori, anche se ovviamente, si spera almeno, del vostro partito. Se avete fatto prevalentemente i vostri interessi e dei gruppi di potere o categorie di cittadini che vi hanno sostenuto e votato, 10-15 anni di lauti onorari, prebende, privilegi ed onori bastano e avanzano. Lasciate e troverete spazi e braccia aperte nel volontariato.
Permettete che altri, magari formatisi e preparatisi da sé, visto che i padroni e padrini dei partiti preferiscono allevare «bamboccioni arroganti» invece di apprendisti, si propongano al popolo elettore per lavorare per il bene comune. Altri provenienti anche delle generazioni successive, magari più competenti, entusiasti, onesti, risparmiosi, predisposti a chinarsi con la loro azione politico-amministrativa verso i bisogni, i desideri, le aspirazioni di miglioramento dei singoli e della collettività.
Se i giovani d'oggi sono bamboccioni, come dite voi, è anche per colpa vostra.
Angelo Zanotelli  - Corte Superiore di Rumo


 


Il profluvio di candidati in corsa alle prossime elezioni provinciali di ottobre è indice o di un ritrovato interesse e passione per la politica, per il bene comune, per il servizio della comunità; o è il  segnale del forte richiamo che più d'uno nutre per l'incarico di consigliere, per il suo prestigio, e soprattutto per l'indennità che ne consegue.
Che la politica logori chi non la fa, è evidente dall'attaccamento forsennato con cui chi ha alle spalle due, tre, quattro legislature difende con le unghie e con i denti il «proprio» diritto alla ricandidatura. C'è chi s'inventa una lista, una listina o un partitino personale per poter ritornare in corsa. Chi minaccia di buttarsi fra le braccia di un altro partito se non viene ricandidato. Chi urla e strepita come lesa maestà l'aver fatto posto a qualcun altro, magari più giovane e più «fresco».
Certe scene, scenette e sceneggiate noneso-napoletane a cui si assiste in questi giorni sembrano avere più queste motivazioni che altro. Alla faccia dello «spirito di servizio» e della «imprescindibile esperienza maturata» di cui si dà abbondante sfoggio.
È vero che la politica, soprattutto nella leadership, richiede capacità di saperla fare, e non s'improvvisa su due piedi. Ed è altrettanto vero che tutta la retorica della «società civile» come migliore dei politici non è stata suffragata dall'esperienza degli ultimi vent'anni. Semmai il contrario: la politica ha dimostrato di essere specchio (con tutti i suoi difetti) degli elettori che l'hanno espressa.
Però un po' di rinnovamento, di volti nuovi, di esperienze altre, di minor logoramento (anche d'immagine) dei candidati in lista, è indispensabile, soprattutto se si vuol segnare un cambio di passo rispetto allo sprofondamento verso il basso della politica degli ultimi decenni, e se si vuole provare a ricucire almeno un po' il rapporto con gli elettori colmando la sfiducia e la disillusione fin troppo diffusi.
In una società che ha già occupato tutti i posti a disposizione a favore delle generazioni che sono arrivate prima, aprire qualche varco per i più giovani non sarebbe male. Almeno in politica, visto che sulla carta tutti giurano che si tratti di «dedizione al bene comune» mossi da «spirito di servizio». Anche perché di servizio al prossimo, gratuito, c'è oggi grande bisogno in tutti i campi, dal volontariato alla cultura al sociale. Non c'è che l'imbarazzo della scelta. E lì non c'è nemmeno da sgomitare per farsi posto, basta farsi avanti.
 p.giovanetti@ladige.it
  Twitter: @direttoreladige

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