Garda-Brenta, l'Unesco e la biodiversità

Forse per scarsa conoscenza, se non per pregiudizio irrazionale e preconcetto, la proposta di riconoscimento dell'Unesco della qualifica di «Riserva della biosfera» ad un territorio unico al mondo come la fascia dal Garda al Brenta ha sollevato critiche e opposizioni da parte di qualche categoria, in particolare i cacciatori

di Pierangelo Giovanetti

Egregio direttore, apprendo dall'Adige che la giunta Mosaner ha dato il via libera all'adesione del Comune di Riva al Progetto Unesco di Riserva della Biosfera. Io, come i cacciatori, sono contrario. A forza di parchi e di riserve naturali, il nostro territorio viene bloccato e sottoposto a lacci e lacciuoli, che impediscono qualunque attività della popolazione. Siamo stufi di vincoli. E invece la Provincia di Trento e anche i Comuni continuano a istituirne. Dove va a finire la nostra libertà?


Forse per scarsa conoscenza, se non per pregiudizio irrazionale e preconcetto, la proposta di riconoscimento dell'Unesco della qualifica di «Riserva della biosfera» ad un territorio unico al mondo come la fascia dal Garda al Brenta ha sollevato critiche e opposizioni da parte di qualche categoria, in particolare i cacciatori.
In Italia tale prestigioso riconoscimento è toccato ad alcune delle aree più belle e di richiamo internazionale, dall'arcipelago toscano al parco del Circeo, a Miramare. Lo scorso maggio l'atteso attestato di eccellenza biologica e di varietà dell'ecosistema naturale è stato concesso al Monviso, e in attesa di entrare nella esclusiva rete mondiale delle riserve della biosfera (sono solo otto quelle italiane ammesse) vi sono località di fortissimo richiamo turistico mondiale come la costiera amalfitana.
Ottenere l'ambito riconoscimento, come l'inserimento delle Dolomiti e delle palafitte di Ledro e Fiavé nel Patrimonio dell'Umanità, non comporta più vincoli, ma soltanto più opportunità: di tipo turistico, di ricerca, di promozione di sviluppo sostenibile, di visibilità su scala internazionale.
Non viene sottratto nulla alle popolazioni locali, semmai il contrario: viene favorito l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali a beneficio delle comunità locali, e con il loro pieno coinvolgimento.
Entrare nel gotha della rete mondiale delle riserve della biosfera rappresenta pertanto un'occasione imperdibile per il territorio del Basso Trentino, che va dal lago di Garda attraversa le Alpi di Ledro arriva alle dolomiti di Brenta comprendendo il Parco dell'Adamello. Ed è per questo che il consiglio provinciale di Trento ha approvato all'unanimità nel marzo scorso l'ordine del giorno che attiva il percorso di valutazione. Bene hanno fatto, pertanto, i Comuni che si sono già espressi a favore, dimostrando veduta e lungimiranza, e non soltanto miopi e insensate paure non supportate dai fatti e dalla realtà.
Se c'è un territorio al mondo che costituisce un ecosistema unico per la sua biodiversità, passando dagli ulivi e le ginestre al pino mugo, e dalla flora mediterranea ai ghiacciai delle Alpi, questo è il comprensorio Garda-Ledro-Brenta-Adamello. Ottenere un marchio così autorevole e importante, significa veder riconosciuto a livello internazionale che da noi si è riusciti a creare un rapporto ottimale tra uomo e ambiente, garantendo conservazione delle risorse e crescita del territorio. E soprattutto promuovere con successo un microcosmo che in trenta chilometri in linea d'aria offre una variabilità climatica, di paesaggio, di insediamenti umani e di attività, che non ha pari al mondo.


p.giovanetti@ladige.it
Twitter: @direttoreladige

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