I ciechi, i bar al buio e le spese esagerate

di Pierangelo Giovanetti

Gentile direttore, saranno pure ciechi (mi si passi l'ironia), ma sanno vedere lontano. In compenso chi dovrebbe vedere lontano... Beh, dimostra una qualche cecità.
Il riferimento è agli investimenti mirabolanti di alcune realtà del mondo dei ciechi, che se fossero investimenti a loro spese non ci sarebbe niente da dire, ma siccome sono fatti con i soldi pubblici, qualcosa da dire ci sarebbe. Tanto più che rispetto ad altre realtà della disabilità intellettiva, sensoriale, fisica e sociale c'è una spaventosa (non ho paura dei termini) discrepanza.
Qualche esempio. Trento, via della Malvasia. La Cooperativa sociale «Irifor del Trentino» ha acquistato una porzione di palazzo in cui ha realizzato due sedi: una per l'Unione italiana ciechi ed una, sontuosa, per se stessa, con l'aggiunta di due sale assemblee, un bar e un garage sotterraneo per i mezzi. Su questi andrebbe speso un altro paragrafo, ma mi soffermo sulla sontuosità della sede, con uffici, ambulatori, ufficio presidenziale e perfino piscina e palestra, che ci racconteranno essere utili, ma non sono utilizzate.
Nessun uomo politico (sono tutti moralizzatori a parole) si è posto l'obiettivo di chiedere al presidente Dellai (per la cronaca fatto socio onorario dell'Unione italiana ciechi per il suo impegno) quanti milioni di euro ha elargito per la sede?
Borgo Valsugana. Il presidente dell'Irifor è anche animatore e presidente dell'APC, Associazione Progresso Ciechi. Anche qui una sede sontuosa, iper attrezzata per stampare libri e giornali. E tu diresti che è giusto finanziare chi stampa libri e giornali per ciechi, dato il costo per le attrezzature. Ma se chi stampa libri e giornali per ciechi lo fa anche per il mercato normale (per chi ci vede, per capirci) allora il finanziamento pubblico finisce per essere un caso di concorrenza sleale. E se chi stampa pubblicazioni nel sistema Braille pagate dalla Provincia (tutte le leggi) poi le inserisce nel catalogo a pagamento? Nemmeno qui si ha notizia che qualcuno abbia chiesto conto alla Giunta provinciale dei costi affrontati.
Ancora Borgo Valsugana. È nata un'associazione (a margine dell'Unione, dell'APC e di Irifor del Trentino, nel senso che è costituita sempre dalle stesse poche persone, meno di una decina, capitanate da Ferdinando Ceccato, dirigente nazionale dell'Unione italiana ciechi) chiamata «Dark on the road - il sapore del buio», che organizza bar al buio e cene al buio. Niente da dire, se non fosse che ora ha acquistato una mega roulotte con camper trainante per organizzare il bar al buio itinerante. Una delle apparizioni è stata nel ritiro dell'Inter di Pinzolo, con promessa dei dirigenti interisti di ospitare la compagnia nella propria sede a Milano. Tutto bene, ma con i soldi di chi?
Scurelle, sempre in Valsugana. C'è un'altra Cooperativa (si potrebbe dire a gestione familiare), «Senza barriere», che edita cd con film e storie del Trentino. Finanziamenti anche in questo caso per attrezzature su cui nessuno esercita controllo.
Tutto benissimo, ma se l'integrazione sociale è solo un modo per estorcere denaro ad un ente pubblico, diciamo ipovedente, e se la solidarietà diventa un business a spese dell'ente pubblico stesso, allora va un po' meno bene. Peccato che chi dovrebbe controllare (minoranze consiliari, Corte dei Conti) abbia gli occhi chiusi.
Giuseppe Pedrotti

 


Fare le pulci alle spese di portatori d'handicap è sempre sgradevole. Però, effettivamente, qualche domanda su come vengono spesi soldi pubblici anche da associazioni che operano nel sociale, è legittimo, se non doveroso. Chiedersi se ha senso finanziare il bar al buio, acquistando roulotte con camper trainante (ma non bastava spegnere la luce in un locale?), o se occorre proprio moltiplicare le sedi (e la loro sontuosità), sono domande che il cittadino comune, che paga regolarmente le tasse, si pone. E a cui occorre dare risposta. Non sono più tempi per nessuno (nemmeno per le associazioni di portatori d'handicap), per sprechi e gigantismi fuor di misura.
Lasciamo ai diretti interessati dare risposta al lettore. L'Adige ben volentieri mette a disposizione queste pagine per una sano e costruttivo dibattito.
 p.giovanetti@ladige.it

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