Caldo torrido, condizionatori e buon senso

di Pierangelo Giovanetti

Egregio direttore, dopo una primavera per modo di dire, dove la pioggia e il freddo l'hanno fatta da padrone, è scoppiato il caldo anche da noi in Trentino. Finalmente, verrebbe da dire. Ma ai primi picchi della colonnina di mercurio, ecco che subito è guerra in ufficio per l'uso del condizionatore. C'è chi dice che non ne può fare a meno, e così facendo costringe gli altri a vivere la giornata a temperature polari, con uno sbalzo anche di quindici gradi tra l'interno e l'esterno. Per sopravvivere io sono costretta a dotarmi di foulard, golfini e ho pensato addirittura di posizionare un paravento alla schiena per proteggermi dai getti di aria gelata che mi provocano regolarmente dolori muscolari e blocchi alle articolazioni.
Mi domando: si parla tanto di salute sul luogo di lavoro. Non si potrebbe allora stabilire con una normativa precisa alcuni «obblighi di legge» per i luoghi pubblici, tipo uno scarto minimo di temperatura tra fuori e dentro, o un divieto di utilizzo prolungato del condizionatore, come avviene per il riscaldamento d'inverno? Un tempo questa vita d'inferno era riservata ai non fumatori, costretti a subire l'intossicazione nociva del vicino. Oggi finalmente vi sono disposizioni precise che impediscono il fumo nei luoghi pubblici. E se facessimo così anche con il gelo estivo?
Anita Pedrotti


 


Con l'arrivo del caldo torrido scoppia regolarmente la guerra dei condizionatori. Usarli o non usarli? Sopportare pazientemente anche con disagio, o concedersi invece una refrigerante frescura?
In Italia la questione è diventata un problema serio soprattutto negli ultimi quindici anni. Prima la percentuali della diffusione dei condizionatori fra la popolazione era minima: nemmeno uno su dieci. Oggi invece quattro italiani su dieci hanno il condizionatore a casa, e pretendono di avere lo stesso standard di frescura (che a volte vuol dire gelo polare) anche in ufficio.
Medici ed esperti sanitari sconsigliano apertamente l'uso del condizionatore (soprattutto l'uso incondizionato e continuo), sia per il rischio di blocchi muscolari o delle articolazioni, sia per le possibili infiammazioni delle vie respiratorie. Tra il resto, se i filtri non sono ben puliti, si moltiplica la diffusione di batteri e muffe, aumentando i rischi di polmoniti e legionella.
Detto questo, forse un uso ragionevole basterebbe per evitare gli eccessi. Sarebbe sufficiente accertarsi che lo scarto di temperatura tra l'esterno e l'interno non superi i sei gradi indicati dagli esperti. Controllare che la temperatura in ufficio (ma anche in casa) non scenda sotto i 25°. Puntare a ridurre l'umidità più che la temperatura: se l'aria è secca, il caldo si sopporta meglio. E poi un minimo di attenzione: raffreddare l'ambiente, che sia l'abitacolo dell'auto o l'ufficio, e aprire la finestra o lasciare la porta aperta, è non solo inutile, ma dannoso. Perché costringe a mantenere il condizionatore continuamente in azione, consumando tra l'altro enormi quantità di energia.
Prima di aggiungere alle tante leggi un'altra legge, questa volta per imporre l'uso parco del condizionatore, sarebbe il caso di applicare un po' di buonsenso al vivere quotidiano, rispettando chi si ha a fianco al lavoro, in ufficio o a casa, e mettendo in pratica alcuni piccoli accorgimenti. Magari fatti propri anche dai responsabili dei luoghi pubblici, treni e aerei compresi, che in alcuni casi sembrano organizzati intenzionalmente per far ammalare le persone.
 p.giovanetti@ladige.it

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