Caccia, manifestanti e fondamentalismo

di Pierangelo Giovanetti

Gentile direttore, mi associo ai commenti positivi sulla fiera ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente. I numeri parlano da soli a testimonianza di un sempre maggior numero di appassionati.
Unica nota davvero stonata (soprattutto perché accompagnata da lettere e invettive farneticanti comparse sugli organi di informazione), la presenza di uno sparuto gruppo di contestatori pseudo animalisti.
Non è possibile che un qualsiasi visitatore che si presenti ad una fiera autorizzata, legittima e che tratta articoli del tutto legali sia oggetto di insulti continui e ripetuti (all'entrata e all'uscita) da parte di una ventina di patetici provocatori senza che nessuno, dico nessuno (nonostante un'organizzazione fieristica e nonostante una nutrita presenza di forze dell'ordine), si prendesse la briga di allontanarli.
Nel sottoscritto sale un profondo sentimento di sdegno quando poi leggo sui quotidiani locali che i soggetti di cui sopra si atteggiano anche a vittime lamentando mancanza di dialogo.
Chi provoca (e penso sia inconfutabile e chiaro al mondo intero che l'intento di chi si presenta ad una fiera urlando in un megafono e accendendo fumogeni sia tutto fuorché il cercare una qualsiasi forma di dialogo) non può pretendere risposte educate.
Personalmente non ho mai cercato di parlare con qualcuno armandomi di megafono e di fumogeni e se mai deciderò di farlo di sicuro non avrò la faccia tosta di lamentarmi se riceverò risposte «a tono».
Il dialogo si fa innanzitutto fra persone intelligenti, nelle sedi opportune e con i toni del caso. Spiace dirlo ma nessuno dei venti soggetti presenti poteva dirsi investito di queste caratteristiche.
Marco Arcari
 


Il confronto è sempre positivo e il dialogo fondamentale, perché aiuta a capire le posizioni dell'altro, e a meglio far capire le proprie, così da tendere - possibilmente - ad una verità più alta, più piena, più completa.
Certo il dialogo non può avvenire armati di fumogeni e di megafoni per urlare in faccia agli altri i propri slogan. Questa è solo propaganda, e della più bieca, perché portata avanti in maniera intollerante e irrispettosa dell'altro, dai tratti farneticanti e invasati.
Si può essere anche contrari ad una fiera che promuova articoli di caccia, pesca e ambiente. Lo si può manifestare chiedendo un dibattito all'interno della fiera (o anche in altra sede) su tali tematiche, e con un contraddittorio (in realtà anche in passato tavole rotonde di questo tipo, e dai tratti civili, ne sono state fatte). Si può intervenire con una propria riflessione argomentata e dai toni civili, e non apocalittici come di spiritati che pretendono di avere la verità in tasca. Un giornale quale l'Adige è sempre aperto al confronto su tali temi, ospitando idee e posizioni diverse fra loro.
Ma tutto dentro una civiltà del dialogo, rispetto dell'altro, assenza di presunzione di essere i soli dalla parte giusta condannando preventivamente chi la pensa diversamente. E soprattutto senza fondamentalismi, che non portano da nessuna parte, ma pretendono soltanto di imporre la propria posizione. Magari poi lamentando che non c'è dialogo, e che non si viene ascoltati. Solo perché la persona a cui si è urlato addosso ha avuto la «pretesa» di restare con la propria idea, e di entrare in fiera.
p.giovanetti@ladige.it
Twitter: direttore@ladige

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