Ora la vera sfida è gestire il successo

di Guido Pasqualini

Se qualcuno avesse scritto prima il copione di questa terza edizione dei Mondiali fiemmesi di sci nordico, non avrebbe potuto fare meglio.
È vero, è mancata la ciliegina sulla torta della medaglia azzurra, ma per il resto il Comitato organizzatore, guidato con sapienza dalla triade Pietro De Godenz, Bruno Felicetti e Angelo Corradini, è stato baciato dalla fortuna. La conferma, l'ennesima, è arrivata ieri, in una giornata di primavera inoltrata che avrebbe consigliato più una prima sgambata in bicicletta che una sfacchinata di 50 chilometri sugli sci da fondo. Quando tutti gli addetti ai lavori si attendevano una gara tattica in cui gli atleti avrebbero dato fuoco alle polveri soltanto negli ultimissimi chilometri, ecco un gesto d'altri tempi, la fuga da lontano dello svedese Johann Olsson. Quasi quaranta chilometri corsi in solitaria e la vittoria al cospetto del suo re, Carl Gustav. Dopo aver conquistato ben 6 argenti, la Svezia conquista finalmente un meritatissimo oro proprio nell'ultima gara del programma, la più prestigiosa, suggellando in maniera perfetta il passaggio di consegne tra Fiemme 2013 e Falun 2015.


Nell'ultimo giorno di gare nessuna medaglia per la Norvegia, autentica mattatrice di questi Mondiali. Anche questo un bel segnale per un'edizione che altrimenti, almeno per il fondo, avrebbe potuto essere considerata un campionato nazionale della terra dei vichinghi. Senza più il supporto dei propri tifosi, che da due giorni avevano smontato le tende per rientrare in patria, Northug e compagni hanno dovuto alzare bandiera bianca e «Petter il grande» ha dovuto subire addirittura l'onta dei fischi mentre tagliava il traguardo al ventunesimo posto. Northug è l'Alberto Tomba dello sci di fondo, sbruffone, spavaldo, senza però avere la simpatia e il rispetto per gli avversari del campione bolognese.


Nel medagliere manca l'Italia, ma per gli addetti ai lavori questa non può essere considerata una sorpresa. A inizio stagione, nello sci di fondo i primi italiani nella graduatoria Fis erano Roland Clara e Federico Pellegrino, rispettivamente 22° e 21° nelle lunghe distanze e nelle gare sprint, e, fra le donne, Debora Agreiter (57ª) ed Elisa Brocard (28ª). Nel salto l'ultimo grande interprete italiano è stato Roberto Cecon, che ha smesso dieci anni fa. Un peccato mortale, perché significa che i trampolini di Predazzo non sono stati sfruttati a dovere per formare nuovi campioni.
L'unica vera speranza di medaglia era rappresentata dal combinatista Alessandro Pittin che però, dopo essersi fratturato radio e ulna in un salto di prova nello scorso dicembre, non poteva recuperare in tempo per Fiemme 2013. Ce lo aveva confessato l'ex campione, e ora tecnico, Giorgio Vanzetta a Milano in sede di presentazione dei Mondiali, proprio all'indomani dell'infortunio: «Potrà arrivare al massimo al 70-80% delle condizione». Per vincere i campionati iridati, non è sufficiente.


Inutile nascondersi, il nostro livello è questo. E non scordiamoci che molti successi italiani degli anni ‘90, come testimoniano le inchieste giudiziarie, sono figlie di una cultura scientifica del doping. Prima di allora, vinse soltanto Franco Nones. I norvegesi, a sei anni d'età, ricevono in regalo un paio di sci di fondo, i nostri bambini quando va bene un pallone da calcio, quando va male la playstation. Continueremo a battere la Norvegia a football, non possiamo pretendere di sconfiggerli sulla neve.


Detto questo, la Fisi, in vista delle Olimpiadi di Sochi 2014 e di un altro eventuale Mondiale in casa, deve tornare a investire anche nelle discipline minori, non soltanto nello sci alpino. Con l'avvento di Flavio Roda alla presidenza, sono ripresi i lunghi stage estivi all'estero per la nazionale e i risultati, con le vittorie di Innerhofer e Paris, si sono visti subito. I nostri devono tornare a trascorrere lunghi periodi sulla neve nei bui autunni della Scandinavia. Sarà poco allegro, potrebbe essere molto produttivo.
L'unica medaglia d'oro l'hanno vinta i fiemmesi, a partire dai volontari che con abnegazione e professionalità si sono messi a disposizione di tutti per due settimane. E sul podio, scusate l'inciso, ci mettiamo anche noi dell'Adige, il giornale ufficiale dei Mondiali che ha ricevuto i complimenti unanimi della stampa nazionale e straniera.
Comitato organizzatore, Provincia, amministrazioni locali e Apt hanno fatto il loro, investendo soldi ed energie in questa manifestazione. Sono stati baciati dalla fortuna. Prima la neve, che ha trasformato la valle in una scenografia d'incanto, poi il sole e gli stadi affollati degli ultimi giorni trasmessi in mondovisione. Ora la palla passa agli operatori locali, albergatori ed esercenti, che devono essere in grado di gestire un ritorno d'immagine inevitabilmente in arrivo. Questa è la vera scommessa di Fiemme 2013. E, forse, l'unica vera grande incognita.
Email: g.pasqualini@ladige.it

Twitter: @guidopasq
 

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