Monte Paschi, giochi pericolosi sotto il naso di Consob e Bankitalia

di Renzo Moser

Sul Monte dei Paschi, in questi giorni, se ne sono lette di tutti i colori: perdite di centinaia di milioni «rinviate» di bilancio in bilancio grazie alle alchimie della finanza derivata, generosi dividendi elargiti mentre le fondamenta della Rocca Salimbeni si sgretolavano, giochi delle tre carte per nascondere le voragini nei conti. Tutta roba che ci si aspetterebbe da quei trafficoni che un tempo stazionavano nei sottopassi delle stazioni, col banchetto delle tre carte, più che dai manager del terzo gruppo bancario italiano, un gruppo con oltre cinque secoli di storia alle spalle.

Ma quello che spicca più di tutto è il fatto che tutto queste manovre siano state possibili nonostante le numerose agenzie di controllo (!) che dovrebbero vigilare sul corretto comportamento di una società quotata. Controlli in teoria ancora più rigorosi, trattandosi di una banca.

Ma è veramente possibile che il management di un istituto di credito possa fare il bello e il cattivo tempo senza che qualcuno, in Consob o in Bankitalia, se ne accorga?

Che cosa si deve fare, più di quanto è stato fatto a Siena in questi anni, per incappare nella rete dei controlli? Dove sono finiti quel rigore e quella inflessibilità nei controlli che tanti contribuenti italiani ben conoscono?

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