Parto in anestesia? Io sono contraria

Una legge di due giorni fa garantisce alle donne trentne di partorire senza dolore. Ma i risvolti non sono così positivi come sembrano

di Barbara Goio

 

pianto-neonato1.jpgDue giorni fa sono state approvate due norme, a Trento e a Roma, che garantiranno a tutte le donne di partorire in maniera indolore grazie all'anestesia. Il Trentino all'avanguardia nel campo dei diritti delle donne? Credo proprio di no.

 

So già che la mia idea solleverà un mare di critiche ma ne sono pienamente convinta: questa legge è sbagliata. E ne parlo qui, in questo blog dedicato ad un vivere più sano e consapevole perché questa legge va esattamente nella direzione opposta. 

 

Mi spiego: la maternità ed il parto sono eventi naturali, non patologici. Questo in un contesto di generale salute, ovviamente.

Per anni le donne hanno combattuto per strappare questo evento, il più importante nella vita di una donna, alla medicalizzazione forzata. Quindici anni fa decidere di gestire il parto in una situazione di tranquillità emotiva era una una presa di posizione radicale, ora chiedere di far nascere il bambino senza luci abbaglianti e rumori di ferraglia, senza farmaci espulsivi e aspettando il termine naturale è piano piano entrato a far parte dei diritti di madri e nascituri. Con indubbi vantaggi anche in termini di sicurezza.

 

Ora questa legge costringe a fare un enorme passo indietro, visto che riporta tutta la questione in termini semplicistici di dolore-non dolore. E torna nuovamente a dare la prerogativa della gestione delle nascite fisiologiche a medici e anestesisti. Preziosissimi ne sono assolutamente convinta, ma a cui si dovrebbe ricorrere solo in casi di problemi.

Dopo secoli in cui ci è stato insegnato che il dolore è addirittura un dono del cielo, ora si farebbe qualsiasi cosa per evitarlo (l'abuso di farmaci è una realtà sottovalutata). Ma il dolore ha una sua utilità: banalmente, se una persona si sloga un piede, è il dolore che gli permette di capire quali movimenti gli sono permessi e quali sono invece pericolosi.

 

Nel caso del parto, il dolore deriva dal fatto che la nostra specie è intelligente e quindi la testa è troppo grande per lo spazio previsto dalle ossa del bacino. Ma noi umani siamo macchine sofisticate e quindi la natura ci ha dotato di anestestici naturali (le famose endorfine) che ci aiutano a gestire alla grande questa parte della vita. Inoltre, in tutte le culture si sono sviluppati sistemi per il controllo mentale del dolore da parto, un'enorme ricchezza antropologica che aiuta le donne a sentirsi meno sole quando affrontano questa parte essenziale della loro esistenza. 

 

Infine, ultima cosa ma forse la più importante, chi ha partorito sa di potercela fare. La forza che deriva dall'aver superato la prova è un aiuto inestimabile nell'affrontare i primi difficili momenti della crescita di una creatura che dipende totalmente dalla madre. La depressione post partum è un fantasma reale, quasi sconosciuto nelle realtà in cui le donne sono appoggiate e sostenute, e in cui hanno partorito con consapevolezza ed energia.

 

Ok. la legge dice solo che tutte le donne sono libere di decidere se usare l'anestesia (epidurale) o meno, ma chiedere ad una donna "vuoi partorire con un dolore pazzesco oppure prendere questa bella medicina che ti fa vivere la maternità senza problemi?", trascurando il discorso più generale, è una non-scelta. Almeno, secondo me.

Il dibattito è aperto.

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