Bio-caminetti: che roba è?

Bello con il freddo stare davanti al camino, ma se non si può usare la legna è meglio fare come Geppetto che il suo l'aveva dipinto sul muro!

di Barbara Goio

caminettoCosa c'è di più bello di un caminetto acceso nelle lunghe serate invernali? Quasi nulla, credo. Amo il profumo della legna, il rumore dei ciocchi che scoppiettano, il colore delle fiamme che danzano nel buio. Eppure a casa mia, come nella maggior parte degli appartamenti abbastanza moderni, questa cosa non si può fare perché non è consentito alzare canne fumarie.

Mi hanno suggerito questo nuovo prodotto, il bio-caminetto. A parte il prefisso "bio" ed "eco" che ormai si trova ovunque e spesso serve a mascherare le più orrende schifezze, ciò di cui mi hanno parlato è un caminetto con il fuoco vero, che scalda e che fa fiamma, ma non inquina, non sporca e soprattutto non necessita di opere murarie.

 

La quadratura del cerchio, a parte il prezzo piuttosto elevato, spesso oltre i mille euro. Ma sono diffidente per natura e quindi ho provato ad informarmi, ed ecco la prima scoperta: questi pseudocaminetti spopolano in Inghilterra ed in Germania, dove offrono ambienti particolarmente accoglienti e di sicuro impatto anche se innegabilmente kitsch. La seconda scoperta è che stanno avendo un discreto successo anche in Italia dove vengono proposti soprattutto dagli architetti, in versioni ultramoderne, vetro temperato e design minimalista. Visti sulle riviste, non sembrano niente male. Infine, terzo uso, sono molto richiesti negli alberghi o nei centri benessere dove danno quel tocco di intimità senza i problemi della legna.

Inoltre, a rimarcare l'ecologia di questi bio-camini viene enfatizzato il fatto che in questa maniera non si bruciano risorse delle foreste, non si producono scorie e si minimizza la produzione di Co2, tutte ottime cose per l'ambiente.

 

Il primo sospetto che comunque si trattava di un oggetto poco convincente mi è venuto quando ho scoperto che nel kit di vendita veniva proposto anche un set di tronchetti in ceramica… uhm, niente di buono. Ma cosa c'è esattamente dentro, cosa c'è che brucia? Si parla di bioetanolo, alcol che viene prodotto dalla fermentazione di biomassa ricca in zuccheri. Solo che la maggior parte del bioetanolo in commercio in Italia deriva dal mais, e quindi per ottenere il caldo del mio possibile camino, viene usata energia (e terra, e fertilizzanti) per produrre del cibo che poi viene trasformato in carburante. Il valore energetico del bioetanolo è piuttosto basso: è stato calcolato che per fare il pieno da 50 litri di un Suv si usa tanto mais quanto ne serve a sfamare un uomo per sei mesi, se fa un lavoro pesante, oppure un anno intero se fa lavoro sedentario. Un ciclo che di sostenibile ha molto poco. 

Infine il costo: un bottiglione da 12 litri costa circa 50 euro….la battuta più ovvia è che sarebbe meglio avere un camino a grappa.

 

Mi sa che alla fine non mi resta che optare per il vecchio camino "alla Collodi": se davvero voglio un caminetto che non usi la canna fumaria, tanto vale che me lo dipinga sul muro: mi è sempre piaciuta quella parte della storia in cui Geppetto era così povero che per scaldarsi aveva disegnato un caminetto, con tanto di fiamme e di legna. Più ecologico di così! 

 

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