Il Porcellum, i partiti e le prossime elezioni

di Pierangelo Giovanetti

Egregio direttore, ormai si sta avverando ciò che era facile prevedere: si voterà con il Porcellum. Fa comodo, infatti, a tutti i partiti, anche se tutti fingono di schifarlo. Dà il potere ai segretari e alla nomenclatura di eternarsi autoeleggendosi attraverso le liste bloccate. Troppo potente è la volontà di riconfermare la vecchia consorteria, anche nel Pd, dopo aver sconfitto la primavera di Renzi e la sua carica innovativa.

 

Già si sente chi dice che sì le primarie vanno fatte, ma bisogna garantire la continuità con la poltrona garantita ai presunti esperti della politica. Esperti di sconfitte ventennali, in verità! Ma queste personalità, ritenute insostituibili, se tali sono veramente perché dovrebbero temere il giudizio degli elettori?


Con una disaffezione per la politica mai vista in passato, l'astensionismo sarà di massa.


Oggi in Italia non esiste libertà di scelta dei propri rappresentanti in Parlamento. Sono i partiti (o i padroni del partito) a decidere chi fa il deputato e il senatore, come ha affermato Silvio Berlusconi dichiarando che il 90% dei suoi li lascia a casa. Ai cittadini viene lasciata la semplice possibilità di ratificare un listone già preconfezionato, in una sorta di «Legge Acerbo» che consente soltanto il plebiscito, con un sì o un no ad uno degli schieramenti in campo.


La «porcata», come l'ha definita il suo ideatore, il leghista Roberto Calderoli, oltre a privare gli italiani del loro fondamentale diritto politico al voto, è causa non ultima dell'instabilità che ha portato alla fine anzitempo della legislatura nel 2008, e che rischia di fare altrettanto alle prossime elezioni di febbraio. Infatti, al di là di non garantire con sicurezza l'uniformità delle maggioranze nelle due camere, il «porcellum» ha determinato la dipendenza totale di deputati e senatori ai voleri del capo, ha asservito la rappresentanza parlamentare, ponendola sotto continuo ricatto di non ricandidatura, l'ha piegata e resa prona a qualunque tipo di obbedienza, anche «contro natura» o «contro la legge».

 

Inoltre ha permesso ai caporioni di partito in questi anni di infornare il Parlamento di pregiudicati, indagati e condannati nei vari gradi di giudizio, in un degrado immondo della politica e delle istituzioni. Proprio l'impossibilità di selezione della classe politica, ne ha abbassato notevolmente negli ultimi cinque anni la qualità, in quanto non avallata dal vaglio popolare.


Dopo aver tutti ribadito che il «Porcellum» andava abolito e cambiato, dopo aver ripetuto a destra, al centro e a sinistra, che non si poteva andare ancora ad elezioni con quella «porcata» voluta e votata da Silvio Berlusconi e dal centrodestra, fra poche settimane andremo ancora a votare con tale pessima legge elettorale.


L'incapacità dei partiti e della politica di realizzare anche l'unica riforma che in quest'ultimo anno era loro chiesta, la dice lunga sulla loro capacità (e volontà) di fare le riforme. Alla faccia di tutti coloro che in questi mesi si sono riempiti la bocca nel ripetere come un mantra che bisognava tornare alla politica, riportare le scelte ai partiti, superare il governo tecnico in nome della supremazia degli eletti.

 

Si è visto quanto i partiti hanno saputo fare, tutti intenti per mesi a misurare con il bilancino come lucrare a proprio vantaggio questo o quel sistema di voto, senza preoccuparsi minimamente di garantire all'Italia e agli italiani rappresentatività e governabilità, cioè democrazia, attraverso una nuova legge elettorale.


Un brutto viatico per la prossima legislatura che dovrà essere costituente. Starà agli elettori mostrare con il loro voto più saggezza, avvedutezza e concretezza di questi politici, che fino all'ultimo hanno dimostrato di essere dei quaquaraquà.


p.giovanetti@ladige.it

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