E c'è chi ruba le autoradio

di Matthias Pfaender

Sembravano “estinti”, almeno a Rovereto. Legati al passato, fenomeni degli anni '80 e parte dei '90, corollario vandalico della tossicodipendenza. E invece. Sono tornati i furti in auto. Finestrini spaccati, cruscotti rovistati. E' successo più di una volta, nelle ultime settimane, nel centro di Rovereto. Una volta gli ignoti hanno colpito per portare via una bici pieghevole chiusa nel portabagagli. Una volta per portare via un'autoradio. Un paio di volte per rubare i pochi spicci nel vano portaoggetti davanti al cambio. Monete che alcuni lasciano lì per avere sempre di che pagare la cauzione del carrello al supermercato.


 

Singolarmente, come delitti (benché a norma di codice penale vadano sotto fattispecie molto gravi), sono poca cosa. Ma presi tutti insieme inquietano. Al giorno d'oggi, cosa se ne fa uno di un'autoradio rubata? Dove può pensare di venderla (almeno in Trentino), quanto può pensare di "farci", al costo del rischio di un'accusa di furto aggravato? E una moneta da due euro? Può valere il rischio di essere notati dalle forze dell'ordine (cosa peraltro non improbabile, vista la quiete totale della Città della Quercia dopo una certa ora)?


 

Quindi due, a mio avviso, le ipotesi: si tratta di gesti di vandali, magari di ragazzotti senza altro impiego costruttivo per le loro serate. Ipotesi inquietante. Oppure si tratta di persone per le quali due euro valgono davvero la pena di rischiare. Ipotesi ancor più inquietante.

 

 

 

 

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