Chi ha paura di McDonald's?

di Matthias Pfaender

"McDonald's è nocivo, non rappresenta nulla della trentinità, voi che ne scrivete siete servi dell'imperialismo Usa, vergognatevi".
Ecco, in breve, il succo della pioggia di commenti negativi raccolti dal recente articolo di Luca Nave in cui si dava conto dell'inizio dei lavori a Mori Stazione per il futuro fast-food. Era capitato lo stesso con un mio vecchio pezzo sull'argomento. Probabilmente accadrà in futuro.

Solo poche osservazioni.

1) Per un giornale locale, scrivere dell'apertura in zona di un esercizio di una delle realtà economiche più importanti al mondo (24 miliardi di dollari di fatturato) è un DOVERE.
2) E' innegabile che un esercizio della catena McDonald's porti con sé decine e decine di assunzioni.
3) Sostenere che un articolo dell'Adige possa influire sul successo o meno di un McDonald's è ridicolo.
4) Piace, non piace, fa male, non fa male. Sull'argomento è stato scritto, detto, registrato e filmato in abbondanza. Chiunque può documentarsi in modo approfondito, sentire i pro e i contro, farsi un'idea in proposito.

A me, per quel che può valere, ad esempio non piace. Non mi piace la filosofia del pasto massificato, né mi esalta il gusto del singolo panino. Ho letto testi in cui si accusa la multinazionale di condotte devastanti sul piano sociale e ecologico, soprattutto nei Paesi dell'America Latina. Più di una volta ho mangiato Big-Mac e similari.

 

Ciò detto, spero che il ristorante apra, che attiri quanti più turisti possibile, che sia un successo commerciale e che crei indotto. Ci saranno altre polemiche? Quasi certo. Ma un solo posto di lavoro in più, di questi tempi, vale più di tutte le polemiche del mondo.

 

Ultimissimo appunto: nessuno è obbligato ad andarci.
 

 

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