Tappi di sughero, plastica e il buon vino

di Pierangelo Giovanetti

Caro direttore, alcuni giorni fa mi è accaduto un curioso episodio: invitata a cena da alcuni amici in un locale noto in zona per l'ottima cucina, ci è stato servito il vino di una rinomata cantina; all'atto di stappare la bottiglia, mio marito ha notate che il tappo era di materiale sintetico, ha chiesto quindi che venisse sostituito con un vino sigillato con tappo di sughero. La cameriera ha ribadito: «Caro signore, si deve abituare a questi nuovi tappi perché di sughero non ce n'è più». La signorina era senz'altro in buona fede ma anche male informata.
Di sughero ce n'è a sufficienza; la quercia da sughero cresce in tutta la fascia mediterranea, dal Marocco alla Spagna, al Portogallo e all'Italia, principalmente in Sardegna dove, fino a pochi anni fa, rappresentava una delle maggiori fonti di lavoro e quindi di reddito in una zona altrimenti destinata esclusivamente alla pastorizia in quanto il turismo è gestito in gran parte da «continentali».
Negli ultimi anni, oltre alla pesante crisi che ha coinvolto la parte industriale e mineraria del Sud, si è via via ridotto il lavoro in tutte le piccole aziende del Nord, principalmente a carattere artigianale, che, anche in strutture modeste casalinghe, producevano tappi di sughero creando un indotto economico notevole e un certo benessere per la popolazione residente.
Ora, anche questa fonte di reddito si sta lentamente estinguendo e molte piccole aziende stanno chiudendo creando disoccupazione e miseria. Da qualche tempo è scattato il divieto dell'uso delle borse in plastica per la spesa i cui gravi danni per l'ambiente sono ben noti, non si comprende perché la stessa norma non debba valere anche per i tappi in plastica. Spesso, per renderli simili all'originale, la plastica viene agglomerata con segatura di legno o sughero, a volte viene usato silicone, i più economici vengono prodotti con plastica riciclata, sono sempre comunque prodotti chimici derivati dal petrolio, il cui contatto con gli alimenti dovrebbe essere controindicato, inoltre non sono riciclabili e vanno a intasare le discariche finendo ad alimentare le «isole» di plastica che galleggiano negli oceani e tanti danni provocano alla fauna marina.
Le cantine generalmente giustificano la loro scelta, in realtà dettata da convenienza economica, dal timore che il vino acquisisca il tipico sgradevole «gusto da tappo», cosa che in realtà si verifica abbastanza raramente, specie da quando vige l'obbligo della sterilizzazione dei tappi prima del loro confezionamento. Ma sia pure spiacevole, il così detto «gusto da tappo» non è nocivo, essendo provocato da una proliferazione naturale della corteccia.
È comunque innegabile che il tappo in sughero conferisce al vino un gusto particolarmente gradevole, altrimenti non imitabile, similmente a quello conferito dalle botti in legno in cui il vino migliore viene fatto invecchiare. Altrettanto non fanno i prodotti chimici: il vino non resiste né all'invecchiamento né a una media scadenza, i tappi sintetici non garantiscono la sigillatura per lunghi periodi, con il tempo tendono a seccarsi e a restringersi, inoltre, specie quelli di silicone, sono spesso responsabili di formazione di muffe nere che rovinano completamente il vino.
Non si comprende quindi perché le nostre pregiatissime e tutelatissime cantine, come del resto in tutta Italia, mentre curano molto l'aspetto estetico (eleganti bottiglie, originale grafica dei marchi, ecc.) risparmino proprio su ciò che va a diretto contatto del vino mettendone a rischio la qualità nonché la salute dei consumatori e dell'ambiente.
Liliana Ragnini -  Rovereto


La progressiva sostituzione del sughero con materiali sintetici per la realizzazione dei tappi delle bottiglie di vino è un trend inarrestabile, per lo meno per i vini di pronto consumo e di costo limitato. Non tanto perché «di sughero non ce n'è più», quanto piuttosto perché è più conveniente utilizzare una miscela di materiali termoplastici, rispetto ad un materiale nobile e pregiato (ma di costo superiore) come il sughero, che viene riservato pertanto ai vini di pregio.
Indagini Demoskopea rivelano che il 60% degli italiani preferiscono comunque il tappo in sughero. Ed effettivamente è il più indicato se si tratta di un vino di qualità, destinato magari ad una prolungata maturazione in bottiglia. Il sughero, tra le tante proprietà positive (non ultima il fatto che è più ecologico, e aiuta a ridurre la produzione di gas serra dell'industria vitivinicola), interagisce con il processo evolutivo del vino in bottiglia e di conseguenza ne aumenta le sfumature. Tra il resto, un buon tappo di sughero dura diversi anni.
C'è da dire, comunque, ad onor del vero, che la ricerca ha prodotto oggi valide soluzioni anche per il tappo sintetico: non si sgretola, non produce polvere, non è attaccabile da muffe o batteri, offre una duratura barriera all'ossigeno. E i più recenti sviluppi del «tappo a vite», comodo e pratico per il consumo quotidiano, ne stanno favorevondo una rapida diffusione con il gradimento dei consumatori che possono modulare la quantità di vino a pasto, richiudendo poi per bene la bottiglia.
E allora? Per il consumo di tutti i giorni il tappo «di plastica» può andar bene, ma se si va al ristorante o si festeggia a casa con un buon vino, il vecchio, profumatissimo, ecologico e sempre bello tappo di sughero, fa la differenza.
 p.giovanetti@ladige.it

comments powered by Disqus