Rovereto, resti della Guerra tra incuria e abbandono

di Pierangelo Giovanetti

Gentile direttore, alcune settimane fa mi trovavo a Rovereto per lavoro. Da appassionato di storia ed avendo il pomeriggio libero ho pensato bene di farmi un giro nei dintorni della Campana dei Caduti e precisamente nella zona delle linee fortificate di Dosso Zuech e del sentiero militare che scende verso sud, zona che mi interessava da tempo visitare. Essendo una delle prerogative di Rovereto quella di conservatrice della memoria del primo conflitto mondiale, sono partito convinto che la zona fosse ampiamente attrezzata a che il visitatore potesse raggiungere agevolmente ed in sicurezza i siti. Mi aspettavo addirittura ci fosse un percorso guidato con delle tabelle che illustrassero i vari luoghi. Sono rimasto letteralmente basito nel momento in cui ho constatato che, non solo non vi era tutto questo, ma che anche la normale viabilità forestale era abbandonata a se stessa ed in certi punti esposti, addirittura pericolosa. Non vi era un solo sentiero segnato e numerato, di tabelle di indicazione nemmeno l'ombra, le fortificazioni trascurate, con un'unica indicazione di accesso seminascosta, difficilmente raggiungibili e completamente invase dalla vegetazione. Per fortuna avevo il GPS con me con la traccia del percorso caricata, altrimenti non avrei trovato il coraggio di chiudere la mia escursione. Forse l'abbondanza, spesso sovrabbondanza, di segnaletica dell'Alto Adige mi ha abituato male, ma qui veramente siamo sotto il minimo tollerabile. Non ci si lamenti poi se i turisti snobbano questi luoghi a vantaggio di altri, magari meno interessanti, ma dove perlomeno non corrono il rischio di perdersi. In occasione del centenario dell'inizio della Grande guerra mi auguro vengano almeno liberate dalle sterpaglie le fortificazioni e ripuliti e segnati i sentieri.
 Ezio Vinante  - Bolzano


La Campana dei caduti di Rovereto e tutta l'area del Sacrario militare di Castel Dante, come pure le trincee, i camminamenti, i forti e le testimonianze storiche della Grande Guerra del Basso Trentino, costituiscono una memoria «vivente» dell'evento che ha segnato profondamente la vita e la storia del Trentino di ieri e del Trentino di oggi.
Nell'immaginario collettivo, la Prima Guerra mondiale segna lo spartiacque tra un prima e un dopo, non fosse altro che per le lacerazioni, le sofferenze, le distruzioni e il coinvolgimento di «popolo» negli eserciti contrapposti austro-ungarico e italiano, come pure tra le decine di migliaia di sfollati, profughi e deportati, o nell'impressionante  elenco di morti e di feriti.
Conservare con estrema attenzione, riguardo, considerazione e sforzo valorizzativo tali «luoghi» della nostra identità collettiva, nonché attrazioni di richiamo storico, culturale e turistico, è d'obbligo, anche senza aspettare le ricorrenze del 2014, a cento anni dallo scoppio del conflitto.
Per questo la tirata d'orecchi doverosa del lettore di Bolzano va presa come un richiamo prezioso, a cui va data risposta. Nei fatti, oltre che con le eventuali delucidazioni che l'Adige è pronto ad ospitare.
 p.giovanetti@ladige.it

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