Tonino, le inchieste e l'Italia dei Valori

di Pierangelo Giovanetti

Egregio direttore, sono rimasto sconvolto dall'accusa fatta dai giudici al capogruppo dell'Italia dei Valori del Lazio. Lo hanno indagato perché dicono che s'è intascato 780.000 euro. Non ci credo. Non vorrei che fosse una manovra contro Di Pietro, perché dà fastidio ed è contro il governo Monti.
 Gianni Pedrotti


Il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Regione Lazio, Salvatore Maruccio, accusato di aver rubato 781.000 euro, non è che l'ultimo in ordine cronologico di deputati, senatori, consiglieri regionali o collaboratori vari scelti da Antonio Di Pietro e fatti candidare nell'Italia dei Valori, che sono finiti al centro di inchieste, di indagini, o di «semplici» tradimenti da voltabbana di fronte a chi offriva di più.
Il leader dell'Italia dei Valori (guardando a Maruccio si direbbe dei Valori in banca), è frequente a «cannare» le persone di cui si circonda e che mette in lista, molto spesso assai «sussurrate». Salvatore Maruccio, poi, l'ultimo dei pizzicati, non era uno qualunque: è l'avvocato dello studio legale in cui Di Pietro ha il domicilio professionale (per restare iscritto all'Albo). L'indagato è stato il difensore in almeno un paio di cause del leader dell'Italia dei Valori.
Diciamo che Di Pietro, o è uno sprovveduto o è uno che è sfortunato nel scegliere le persone (escludiamo preventivamente la terza ipotesi, e cioè che con gente come Maruccio facesse comunella). Infatti, prima del «furbetto» della Regione Lazio, Tonino da Montenero si era tirato in casa Valerio Carrara, unico senatore eletto per l'Italia dei Valori nel 2001, passato dopo cinque minuti dai Valori di Di Pietro a quelli di Silvio Berlusconi. Poi tale Domenico Scilipoti, noto per i suoi guaietti giudiziari per debiti e calunnie, che da eletto dell'Italia dei Valori al momento del dunque passò da Berlusconi e lo salvò dalla sfiducia, il 14 dicembre 2010.
La sfortuna lo incolse anche con Antonio Razzi il quale, una volta eletto, abbandonò l'Italia dei Valori per il fascino di Silvio; e poi Sergio De Gregorio, coindagato di La Vitola, già direttore editoriale di «Italia dei Valori», senatore dell'Idv, il quale non ci pensò un attimo a sostenere Berlusconi quando gli offrirono la Presidenza della Commissione Difesa.
Ma le sventure per i prescelti di Di Pietro, e messi in lista in nome dei Valori, non si sono placate qui: Americo Porfidia, deputato Idv, al momento giusto fu tra i salvatori di Berlusconi, garantendogli Palazzo Chigi; Annalisa Prencipe, assessore a Manfredonia, è finita sotto inchiesta per certi reperti archeologici ritrovati in casa sua, e poi di nuovo sotto inchiesta per i piani di recupero delle periferie; Paolo Nanni, consigliere provinciale Idv a Bologna, secondo la Procura della Repubblica organizzava convegni che servivano in realtà a rimpolpare i suoi conti bancari. Senza scordare il caso del figlio Cristiano, che spadroneggiava e raccomandava quando il padre faceva il ministro. E tutta la serie di intrecci e di familismi, dove in nome dei Valori mogli figli e nipoti si sono sistemati al meglio grazie al partito di Tonino. E così via, fino all'ultimo della serie, il pupillo di Di Pietro, quel Maruccio che faceva il tesoriere, tanto era la fiducia del capo.
Se c'è uno che sta facendo di tutto per distruggere l'Italia dei Valori, quello è Di Pietro: gliela fanno tutti sotto il naso. Tanto che di valore, e soprattutto di credibilità, il partito ormai non ha più niente.
 p.giovanetti@ladige.it

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