Non sparate sul Nobel: l'Europa, patrimonio bistrattato

di Leonardo Pontalti

Perché questo blog, che dovrebbe trattare di tutt'altro, si dedica stavolta al Nobel per la Pace all'Unione europea? Se ve lo state chiedendo, potreste non avere tutti i torti, apparentemente.
Ma dato che città e giovani, menti vecchie e menti giovani, sono il core business di questo spazio, penso che non sia poi troppo sbagliato spendere qualche riga per ricordare quello che forse oggi troppo spesso dimentichiamo. Quello che i giovani vivono di default perché non hanno mai vissuto in situazioni diverse ma, peggio, quello che i non più giovani sembrano aver già dimenticato.
Ovvero, cos'era l'Europa, prime dell'Unione europea.
 
Non occorre andare ai tempi dei nonni o dei trisavoli, ricordare quando sui confini si lottava e si moriva. Il Nobel premia anche questo, certo, perché - come ha ricordato uno dei commenti su twitter dopo l'annuncio, replicando a opinioni negative - "non confondiamo Unione Europea con EuroZona: sessant'anni di pace in questa parte del continente non c'erano mai stati".
 
Non occorre ricordare le guerre, anche se basterebbe farlo per doversi arrampicare sugli specchi, nel voler contestare la decisione dei norvegesi. Ma basta fermarsi anche a molto meno. Appunto, a quello che per le nuove generazioni è l'ovvietà, ma per gli ultratrentenni, dovrebbe - dovrebbe - essere un patrimonio di cui tutti i giorni si loda l'avvento: cosa c'è di più pacifico dell'essere riusciti a dover rendere superflui dogane, uffici di cambio e passaporti, tra zone in cui appunto (torniamo ai nonni) meno di un secolo fa si moriva?
 
Certo, chi vorrà continuare a ignorare che la crisi, con l'Euro, c'entra ben poco, rimarrà. Chi vorrà ostinarsi a ignorare che la storia partita dai subprimes e dalle speculazioni avrebbe avuto le stesse conseguenze (o molto peggiori?) anche con le monete nazionali, rimarrà. Chi crede che gli sperperi e le falle organizzative di Grecia, Portogallo, Spagna e Italia non sarebbero mai venuti alla luce con Dracme e Escudos, Pesetas e Lire, non sarebbero mai venuti al pettine, faccia pure.
 
Noi preferiamo quotare il commento del profilo twitter parodistico (non quello ufficiale) di Mario Draghi (@mariodragi): "Nobel prize is irreversible". E ci auguriamo che anche quello vero la pensi così. E soprattutto che anche gli europei, capiscano quanto davvera è preziosa l'Unione.

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