Immondizie, falò a cielo  aperto e veleni nell'aria

La cattiva abitudine di bruciare all'aperto o buttare nella stufa anche rifiuti domestici, plastica, contenitori o altro, ritenendo magari di fare cosa giusta se non innocua, è ancora purtroppo diffusa nei nostri paesi e nelle vallate. Il sacchetto di plastica, la busta metà carta e metà cellophane, il polistirolo che c'era nell'imballaggio, vengono gettati tranquillamente nel fuoco, o addirittura costituiscono l'alimentazione dei falò che vengono fatti nei campi e nei prati

di Pierangelo Giovanetti

Gentile direttore, innocue come un terrorista sono tutte quelle brave persone che hanno la stravagante abitudine di bruciare i loro rifiuti. Alcuni all'aperto altri nel camino di casa forse per risparmiare qualche euro sullo smaltimento o per la briga di fare la separazione dei loro scarti, questi gentiluomini ammorbano la nostra - e la loro – già martoriata aria, magari pensando che si tratti solo di un po' di puzza in più e che tutto si risolva con lo spegnimento del falò. Dico questo perché capita ormai sempre più di frequente di osservare strani fumi, con altrettanto strani odori,in tutte le ore del giorno e della notte, anche durante l'estate.


Ormai lo dovrebbero sapere tutti che a dar fuoco a certi materiali si producono sostanze molto pericolose che insidieranno il territorio per molto tempo, che possono finire per essere respirate o finire nella catena alimentare. Queste sostanze si aggiungono, purtroppo, a quelle già presenti e dovute a traffico e attività industriali che più di tanto non si possono ridurre.


Questa attività è in sostanza, anche se magari chi la pratica non lo sa, un piazzare mine che quando esplodono non uccidono subito ma impiegano un po' più di tempo e senza farsi notare, la letteratura medica ormai ha pochi dubbi (metalli, diossine ecc.) Dare del terrorista a chi pratica queste attività è una provocazione, ma fino a un certo punto…….


Forse sarebbe il momento che su queste attività «ludico – ricreative» volgesse, con un po' più di attenzione, lo sguardo anche chi è preposto alla tutela della salute pubblica e dell' ambiente, e che magari si possa intervenire su segnalazione di altri cittadini o che si possa analizzare la fuliggine in controlli a campione, si informi dei rischi, anche penali, con tutti i mezzi possibili.
Non ha alcun senso continuare a correre rischi e farli correre anche alle prossime generazioni in modo così idiota e gratuito per risparmiare pochi euro e qualche briga.


La cattiva abitudine di bruciare all'aperto o buttare nella stufa anche rifiuti domestici, plastica, contenitori o altro, ritenendo magari di fare cosa giusta se non innocua, è ancora purtroppo diffusa nei nostri paesi e nelle vallate. Il sacchetto di plastica, la busta metà carta e metà cellophane, il polistirolo che c'era nell'imballaggio, vengono gettati tranquillamente nel fuoco, o addirittura costituiscono l'alimentazione dei falò che vengono fatti nei campi e nei prati.

 

In realtà non c'è niente di più nocivo e pericoloso come bruciare quei rifiuti, con certa produzione di diossine e residui pericolosi. Plastiche, vernici, sostanze varie portate in temperatura subiscono trasformazioni chimiche rilasciando sostanze e residui incombusti dannosissimi alla salute. Pensiamo alle diossine, sostanze altamente cancerogene, prodotto tipico della combustione. E queste si formano in presenza di composti organici polimerici (per esempio Pvc, plastiche, altri materiali) e di residui metallici.


Si fanno tante battaglie per migliorare l'ambiente in cui viviamo e l'aria che respiriamo. Ed è cosa giusta. Forse occorre anche portare avanti campagne di educazione civica di comportamenti basilari da tenere, in una civile e responsabile convivenza. Tra questi quello di non bruciare i rifiuti con il «fai da te» casalingo è fondamentale.

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