Il Trentino, l'acqua e la minerale della Basilicata

di Pierangelo Giovanetti

Caro direttore, giorni fa, in un ristorante di Riva del Garda, mi è stata servita acqua minerale, marca «Lilia», proveniente da Rionero del Vulture, cioè da 850 chilometri di distanza.
A parte l'inquinamento che quella bottiglia di acqua ha provocato per il suo trasporto, mi chiedo come mai la nostra Provincia, sempre pronta ad elargire contributi agli albergatori, non controlli che, in cambio, almeno vengano usati prodotti trentini. L'acqua minerale, certamente a noi non manca.
Giancarlo Angelini  - Riva del Garda


Bere in Trentino, terra di montagna, incastonata tra le Dolomiti e le Alpi, acqua minerale lucana, per quanto a buon prezzo, sa veramente di oltraggio. Non solo nei confronti dei fautori del «chilometro zero», dovendo l'acqua percorrere 850 chilometri di distanza per arrivare sulle mense nostrane. Ma per chi crede che l'immagine di un territorio si trasmette anche dalla tipicità dei propri prodotti.
Ora, se un turista che arriva in Trentino, si trova servito in tavola acqua della Basilicata, gli si comunica indirettamente che le nostre acque non sono all'altezza. E che è meglio preferire quelle da fuori.
Qui non si tratta tanto di fare controlli, dato che la libertà di bere l'acqua che si vuole è fuor di discussione. Quanto piuttosto di capire che non si fa turismo senza «cultura del territorio», senza cioè sapere che non si «vende» solo una bottiglietta d'acqua, ma un vissuto, una sensazione, un qualcosa di bello e di qualità legato al luogo che ha ospitato la vacanza, e che spinge a tornare, ad averne nostalgia e a scegliere nuovamente il Trentino come meta delle proprie vacanze.
A dir la verità, ancora meglio sarebbe se ristoranti e alberghi locali non proponessero ai loro clienti questa o quella minerale imbottigliata in Trentino, ma la buonissima e purissima acqua delle nostre montagne, che sgorga gratuitamente (o quasi) dai nostri rubinetti. Farebbe innamorare ancor di più i turisti al territorio, gustandone direttamente la freschezza. Un'operazione marketing a tutto tondo, anche se questo vuol dire perdere qualche guadagno sulla bottiglietta di plastica. Il ritorno complessivo, magari con una cena in più al ristorante, sarebbe vantaggioso per tutti. E trasmetterebbe l'idea che in Trentino è tutto buono e gustabile, a cominciare dall'acqua. E non come in città, dove bisogna berla in bottiglia perché quella del rubinetto è imbevibile.
 p.giovanetti@ladige.it

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