Palazzo Salvotti, Mori  e i soldi della Provincia

di Pierangelo Giovanetti

Egregio direttore, dopo anni di attese e tante speranze andate deluse, sembrava che per Palazzo Salvotti di Mori fosse la volta buona. Finalmente il Comune, con l'aiuto della Provincia, si apprestava all'acquisto, per poi ristrutturarlo e metterlo a disposizione della comunità.
Invece ora è saltato tutto, mi dicono per colpa di Dellai che non vuole più acquistare l'immobile.
Ma la Provincia che in Trentino compra tutto, perché non poteva comprare anche Palazzo Salvotti?


I tempi in cui la Provincia Autonoma di Trento acquistava tutto, come nei paesi del socialismo reale, sono (finalmente) finiti. Ci eravamo abituati ad un Trentino tutto «pubblico»: i soldi erano della Provincia, le decisioni, i progetti, le idee, tutto veniva dalla Provincia, come una grande mostruosa piovra che avvinghiava ogni cosa, occupando di fatto gli spazi e le responsabilità che in una società sana spettano ai privati e alla libera iniziativa individuale e comunitaria.


Così per Palazzo Salvotti di Mori. Dopo decenni di abbandono, dopo anni di permanenza vana nelle locandine, sul sito web e nelle aste online della messa in vendita dell'immobile, senza che nessuno se ne interessasse, a cominciare dal Comune, appena un privato s'è detto pronto all'acquisto, con tanto di progetto di valorizzazione, subito si è mossa la politica per dire «no». Il Comune di Mori, dopo decenni di disinteressamento, ha chiesto aiuto perché Mamma Provincia tirasse fuori i soldi per l'acquisto, finanziasse il restauro, e ci mettesse le idee su cosa farne dopo, visto che dall'amministrazione locale non ne erano venute in tanti anni.


Insomma, appena un privato si fa avanti mettendoci di tasca propria soldi e idee, ecco che bisogna stopparlo, in nome del «comunismo alla trentina» in cui deve far tutto (soprattutto pagare) Mamma Provincia.


Per una volta da piazza Dante è arrivato un no deciso: se una comunità vuole palazzo Salvotti per sé, se lo paghi, e decida in loco cosa farne e come mantenerlo. Non può essere sempre lo Stato (o da noi la Provincia) a pensare a tutto. Dellai, quindi, in questo caso ha agito correttamente.

 

La vicenda di Mori è un esempio di cosa accadrà in Trentino nei prossimi anni, quando bisognerà dire molti no alle popolazioni locali, se non saranno in grado di acquistare e mantenere immobili con le proprie forze. E forse servirà a far crescere l'imprenditoria dei privati, la responsabilità delle comunità locali, l'oculatezza negli acquisti e l'intelligenza dei progetti, portando avanti quelli che meritano. E non tutti quelli finanziati dall'alto.

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