La lezione del Tridente

di Matthias Pfaender

È stato rubato il tridente del Nettuno. La notizia ha avuto quattro effetti. Ha suscitato ilarità; ha provocato indignazione; ha innescato una gara di idee tra i volti noti del centro circa papabili quanto improbabili sostituzioni posticce del tridente (esercizio peraltro del tutto sterile, come l’Adige ha ben spiegato riportando le parole di Luca De Bonetti della sovrintendenza ai beni culturali: il monumento è tutelato, o il tridente originale o niente). Ha, cosa più interessante a mio avviso, innescato tra i lettori dell'Adige un interessante dibattito circa l’opportunità di installare in centro telecamere per la videosorveglianza. La via dell’occhio elettronico è stata imboccata da tanti comuni, in tante parti del mondo, con alterni risultati. Anche Rovereto legittimamente ha da tempo (leggi qui) deciso di affidarsi al “Grande Fratello”. Una considerazione: i sistemi di videosorveglianza hanno per lo più effetto deterrente. Comunque importante, certo. Ma non sono la panacea alla criminalità. Prova ne è il fatto che diversi tra gli ultimi casi irrisolti di rapine o furti avvenuti nella Città della Quercia hanno avuto come teatro esercizi commerciali o strutture pubbliche ben coperte dall’occhio elettronico. La domanda è nota: vale la pena di perdere privacy in cambio di un effetto deterrente sul crimine? Ogni posizione è legittima. L'importante è non smettere mai di porsi questa domanda.

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