Lavoro, salute e stato di diritto

di Zenone Sovilla

Ricapitoliamo: in commissione il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, nel suo ennesimo intervento polemico con la magistratura per il caso Taranto, si è affannato a sottolineare che quella giudiziaria non è fra le autorità competenti a rilasciare le autorizzazioni all'esercizio degli impianti all'Ilva.

Come dire che i giudici si stanno impicciando di cose che non li riguardano. Sfugge, però, la logica del ministro: sarebbe come affermare che, siccome la patente di guida la rilascia la motorizzazione, se poi uno falcia dieci pedoni con la sua macchina, il giudice non dovrebbe occuparsene.

Davvero una visione piuttosto originale di come si dovrebbe affrontare, in uno stato di diritto, l'evidenza empirica, suffragata da dati epidemiologici impressionanti, della malattia e della morte correlate con l'attività industriale.

D'altra parte, in queste settimane il governo dei tecnici ci ha abituati a manovre di confondimento dell'opinione pubblica - non solo sulla drammatica vicenda Ilva - e a un atteggiamento di sfida al limite dell'insulto nei riguardi dei magistrati che applicano le leggi a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto.

Se Clini nella sua relazione si è preoccupato sostanzialmente di difendere le ragioni dell'industria metallurgica (da un ministro dell'Ambiente ci si aspetterebbe magari qualche parola in più sul problema umano ed ecologico), anche altri suoi colleghi in questi giorni hanno mostrato un atteggiamento di conservatorismo ottuso e inquietante di fronte allo scenario di una città che soffre. Una città lacerata da un dissidio che arriva fin dentro l'intimità dei singoli individui, divisi tra la necessità di lavorare e quella di tutelare la vita propria e altrui. Da una classe dirigente non obsoleta ci si attende piuttosto una visione di futuro che sia capace di disegnare una conversione produttiva graduale e sicura (andava fatto vent'anni fa, per essere pronti oggi...). Nel caso specifico, il senso di un'azione politica interprete delle istanze sociali sarebbe tracciare finalmente un percorso di liberazione della città e dei suoi esseri viventi (umani e non), sacrificati per decenni nel nome dell'industrialismo. Per ora sappiamo, invece, che si prevede di contribuire con denaro pubblico a interventi sempre rinviati nel nome della massimazione dei profitti d'impresa. Oggi, soltanto in seguito all'azione della magistratura, pare sbloccarsi davvero qualcosa, fuori tempo massimo per chi è morto o si è ammalato probabilmente anche a causa dell'inquinamento derivante dal gigantesco impianto (cui si aggiungono peraltro le raffinerie, oltre naturalmente a quelle tipiche delle cittò, come il traffico a motore)

Vien fatto di chiedersi dove fossero in tutto questo tempo molti protagonisti della politica e della tecnocrazia che oggi stanziano 336 milioni di euro pubblici per un'ipotesi di risanamento di un'industria che è privata fin dal 1995, sottraendone ben 70 agli investimenti per le energie rinnovabili: d'altra parte il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, immagina di proiettare l'Italia nel futuro con il rilancio delle trivellazioni petrolifere.

Lo stesso Passera ha partecipato all'incontro-passerella per i flash di tre giorni fa, a Taranto, preoccupandosi di precisare che i denari destinati all'Ilva si denotano come "investimenti per la competitività" del sistema Paese.

In quella sede Clini si è speso in lodi dell'azienda "che ha deciso di accantonare l'atteggiamento conflittuale e di dialogare con il governo". Il ministro si riferiva al braccio di ferro, anche giudiziario, sulle prescrizioni per la nuova autorizzazione ambientale

 

Quell'incontro è servito sostanzialmente a suggellare una serie di correzioni di rotta, con il governo che sospende il fuoco d'artiglieria pesante sui magistrati

 

 

 

 

A nostro parere per i Riva c’è un’alternativa alla fuga, se è vero che vogliono restare a Taranto: mettere mano ad un piano industriale di riconversione, ristrutturazione e diversificazione (produzione di acciaio non da ghisa di altoforno, ridimensionamento della laminazione, logistica integrata portuale – c’è un pontile attrezzabile per l’attracco di portacontainer di ultima generazione -, business della rottamazione in campo navale, aereo e automobilistico con riutilizzo nello stabilimento “convertito”, ed altro). Utopia contrapposta all’Apocalisse?

d'altra parte passera petrolio, clini nucleare e inceneritori eccetera byuness privato con ricette ottocentesche criticate anche dall'ambientalismo più moderato e collaterale all'impresa privata

ultimo giapponese dell'ortodossia ultraliberista, aveva tentato con decreto di azzerare l'esito dei referendum sull'acqua e sui xservizi poubblici, per imporre ugualmente la gestione privata.

Il ministro Clini, per vent'anni direttore generale del dicastero che ora presiede, amico americani era bush

 

(che ora con generosità è pronta a

comments powered by Disqus