Vado, partorisco e torno (subito)

A 37 anni Marissa Mayer è diventata amministratore delegato di Yahoo: arriva ai vertici dopo una lunga carriera in Google dove ha contribuito allo sviluppo delle tecnologie di ricerca online, della user experience e dell’area local. Una gran testa, dunque. Nei giorni scorsi ha anche annunciato di essere incinta: il parto è previsto nei primi giorni di ottobre. Non solo. Marissa Mayer ha tranquillizzato tutti dicendo che si assenterà per sole due settimane dopo il parto. Una wonder woman moderna, mi vien da pensare. Premesso che le auguro che tutto fili liscio, che il suo piccolo nasca sano e che lei si riprenda al più presto, dico anche che le sue affermazioni mi lasciano un filino perplessa

di Patrizia Todesco

mayerA 37 anni Marissa Mayer è diventata amministratore delegato di Yahoo: arriva ai vertici dopo una lunga carriera in Google dove ha contribuito allo sviluppo delle tecnologie di ricerca online, della user experience e dell’area local. Una gran testa, dunque. Nei giorni scorsi ha anche annunciato di essere incinta: il parto è previsto nei primi giorni di ottobre. Non solo. Marissa Mayer ha tranquillizzato tutti dicendo che si assenterà per sole due settimane dopo il parto. Una wonder woman moderna, mi vien da pensare.


Premesso che le auguro che tutto fili liscio, che il suo piccolo nasca sano e che lei si riprenda al più presto, dico anche che le sue affermazioni mi lasciano un filino perplessa. La sensazione è che per raggiungere posizioni di vertice, solitamente appannaggio degli uomini o di donne più in là con gli anni, debba rinunciare (anche se al momento si parla solo di propositi) a un qualcosa che dal mio punto di vista è irrinunciabile, per lei e per il bambino.


Donne (o meglio mamme) e lavoro. Che dilemma. Mi piace da morire la frase che appare sul sito di familyaudit della Provincia dove si legge che per le imprese favorire la conciliazione famiglia e lavoro è un vantaggio perché produce benessere. E dove c’è benessere si lavora meglio. Mi è anche piaciuto la scorsa settimana parlare con Michala Bibbiani e Valeria Giovannini, due dipendenti dell’Azienda sanitaria che per conciliare lavoro e famiglia hanno potuto usufruire del telelavoro. «Non vuole dire lavorare meno, solo lavorare meglio», hanno subito sottolineato. Ne sono convita.

 

Oggi il mondo del lavoro ha bisogno delle donne, ma non si piega a sufficienza alla necessità di flessibilità di cui hanno bisogno le famiglie. Il part-time, che negli ultimi anni ha risolto tanti problemi, oggi inizia a svelare i suoi punti deboli. Niente carriera, pensioni ridotte, a volte impossibilità di rientrare a tempo pieno quando i figli sono cresciuti. Occorre trovare nuove strade, che queste si chiamino telelavoro o orario flessibile. Per quanto mi riguarda la strada non è quella di Marissa che per il lavoro è pronta a rinunciare a tenere vicino a sé il proprio bambino nei primi mesi di vita. La speranza è che, quando lo avrà tra le braccia, il piccolino riesca a farle cambiare idea.

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