Le parole che valgono oro

Ci sono poche cose in grado di cancellare stanchezza, senso di frustrazione e nervosismo come le parole dei bambini. I nostri piccoli (o grandi) sanno essere disarmanti e inopportuni, ma anche sublimi e candidi. Eccomi lì, una sera come tante, reduce da una giornata di lavoro al quale si erano aggiunte le tante incombenze quotidiane, i momenti di tensione, la voglia di essere altrove e quella di avere giornate di 48 ore. Eccomi lì, alle 10 di sera, a leggere insieme ai miei bimbi un libro. A ridere e scherzare senza curarmi troppo dell’ora perché finalmente, d’estate, anche se arrivo a casa un po’ più tardi, c’è sempre del tempo per loro

di Patrizia Todesco

Ci sono poche cose in grado di cancellare stanchezza, senso di frustrazione e nervosismo come le parole dei bambini. I nostri piccoli (o grandi) sanno essere disarmanti e inopportuni, ma anche sublimi e candidi.


Eccomi lì, una sera come tante, reduce da una giornata di lavoro al quale si erano aggiunte le tante incombenze quotidiane, i momenti di tensione, la voglia di essere altrove e quella di avere giornate di 48 ore. Eccomi lì, alle 10 di sera, a leggere insieme ai miei bimbi un libro. A ridere e scherzare senza curarmi troppo dell’ora perché finalmente, d’estate, anche se arrivo a casa un po’ più tardi, c’è sempre del tempo per loro.

 

Certo la stanchezza si sente tutta. Se appoggio troppo la testa sul cuscino potrei anche addormentarmi prima di loro. Ma ecco che all’improvviso uno dei due si gira e mi dice: «Sai che sono contento che tu sia la mia mamma». Il mondo per me si ferma. Tutto è annullato, mi sembra di volare.

 

Sono solo le parole di un bambino, può pensare qualcuno (ma non le mamme). Per me sono la vita. Sono la ricompensa più grande perché, inutile negarlo, ogni genitore, in un qualche momento, si sente inadeguato, non all’altezza, incompreso, da sei meno meno (come direbbero a scuola). Proprio i bambini, gli stessi che in alcuni momenti sanno mandarti all’inferno, riescono a spedirti in paradiso. Lo fanno con le parole, quelle che noi adulti, a volte per pigrizia e altre per vergogna o timore, spesso non sappiamo più usare.

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