Arrivare primi, non sempre conviene

"Mamma, ma l'Italia ha perso". Mi guardavano sconsolati i miei due bambini dopo la sconfitta calcistica dell'Italia. "Già, ma siamo arrivati secondi. E' un ottimo risultato", ho cercato di convincerli io. Credo però di non esserci riuscita. Le mie argomentazioni non li hanno soddisfatti. Del resto come dare loro torto. Vivono in un mondo di adulti dove l'arrivare primi, l'essere i numeri uno sempre sembra essere un bisogno primario. Tutto il resto viene in secondo piano

di Patrizia Todesco

"Mamma, ma l'Italia ha perso". Mi guardavano sconsolati i miei due bambini dopo la sconfitta calcistica dell'Italia. "Già, ma siamo arrivati secondi. E' un ottimo risultato", ho cercato di convincerli io. Credo però di non esserci riuscita. Le mie argomentazioni non li hanno soddisfatti. Del resto come dare loro torto. Vivono in un mondo di adulti dove l'arrivare primi, l'essere i numeri uno sempre sembra essere un bisogno primario. Tutto il resto viene in secondo piano.

 

Inutile spiegare che la vita ha tante sfacettature e tante fasi. Che investire tutto in un settore (che può essere lavoro, sport, famiglia, politica) rischia di lasciare le persone con il sedere a terra, fa perdere la traiettoria e a volte anche aspetti importanti della vita. Nel mio tentativo di convincerli ho anche detto loro che ci sono periodi della vita dove l'essere il numero uno può non essere la priorità assoluta. Che a volte bisogna lavorare per la "squadra", altre volte semplicemente per qualcuno altro (come capita spesso alle mamme) e che altre volte è meglio perdere un primo posto per guadagnarne tanti secondi. Non credo che mi abbiano capito.

 

Mi guardavano un po' sconsolati e confusi quasi avessi tolto loro una certezza: quella che primeggiare va sempre bene. Capiranno, spero, che tutto ha un prezzo e che a volte arrivare primi non è sempre conveniente

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