Extracomunitari privilegiati?  Mi faccia il piacere...

Non è difficile leggere, nell’interrogazione del pidiellino Rodolfo Borga sui redditi di garanzia, un’intenzione  furbetta, e anche meschina

di Renzo Moser

Non è difficile leggere, nell’interrogazione del pidiellino Rodolfo Borga sui redditi di garanzia, un’intenzione furbetta, e anche meschina. Ecco, vedete - sembra essere l’ovvia conclusione della sua «perplessità» di fronte ai dati - tutti fanno fatica ad arrivare a fine mese e Dellai regala i soldi agli stranieri, agli extracomunitari.


Eh sì, perché degli oltre 5.400 cittadini che nel 2011 hanno percepito il reddito di garanzia, 2.725 sono stranieri. Per i quali, a sentire certa propaganda di bassa lega, il Trentino rappresenta qualcosa di molto simile al paese di Bengodi: soldi tutti i mesi, case popolari, asili e servizi gratuiti... Mentre i trentini, quelli «veri», quelli che magari si mettono i piumotti, si spaccano la schiena e arrancano, e una perfida maggioranza di cattocomunisti se la ride alle loro spalle, dispensando soldi a destra e a manca, magari anche a qualche cellula dormiente di jihadisti avvelenati.


A me, invece, vengono in mente tanti concittadini stranieri (quelli che incontro a scuola, ad esempio, alle udienze, o alle festicciole dell’asilo, e i cui bambini giocano, studiano e imparano con i miei figli) che di sacrifici ne fanno tanti, ma proprio tanti. Mi riesce difficile considerarli dei privilegiati, come talvolta qualcuno vorrebbe farci credere. Nessuno li coccola, nessuno mette loro a disposizione comode scorciatoie. Fanno lavori che spesso i trentini non vogliono più fare, pagano affitti per case che molto probabilmente i trentini non vorrebbero abitare. Insomma, cercano di farcela.


Ora, nel caso del reddito di garanzia, se un cittadino straniero lo percepisce, significa che:
a) è un immigrato regolare, non un clandestino;
b) ha o aveva un lavoro: non era qui per delinquere;
c) risiede in Trentino da più di tre anni;
d) si trova in condizioni di difficoltà economiche.


Dove sta il problema? Non lo capisco. Perché se decidiamo che non hanno diritto, in quanto stranieri, al reddito di garanzia, o a mandare i figli all’asilo, o a entrare in una graduatoria Itea, allora non facciamo pagare loro le tasse. Sì, perché anche loro, nella busta paga, hanno la trattenuta Irpef, le addizionali e tutto il resto. Anche loro contribuiscono alle risorse che poi finiscono nelle casse dell’Autonomia. Anche loro, in una parola, sono comunità. E non è una fortuna avere un Icef basso, caro consigliere Borga, proprio non lo è.

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