Wir mit Euch: liebe Alpini...

di Paolo Ghezzi

Dopo "Miracolo a Milano", "Miracolo a Bolzano".

Già alla vigilia si era capito che sulla pancia dei sudtirolesi l'adunata degli alpini non stava più indigesta come un paio d'anni fa, quando era stata annunciata.

Se perfino Toni Ebner, il guardiano dell'ortodossia che comanda la corazzata Dolomiten, alla vigilia scriveva una lettera aperta in prima pagina che cominciava con "Liebe Alpini..." e che elogiava il simpatico clima "da Oktoberfest in maggio" portato a Bolzano dall'allegra compagnia, si capiva che le penne nere e i gagliardetti tricolori erano stati metabolizzati dalla maggioranza sudtirolese: non più residuati di arroganza fascista-colonialista, ma amichevole folklore di non antipatici tipi italiani...

Certo, Ebner ha lamentato l'eccesso di bianco-rosso-verde e il fatto che gli alpini fischiano dietro alle ragazze (si vede che agli Schützen le ragazze corrono dietro comunque...), ma - è ovvio - nessuno è perfetto.

Ma il giorno dopo la festa, sul Dolomiten il plauso è completo: elogio del sindaco Spagnolli, stupore per la perfetta organizzazione, sollievo nel constatare che l'enorme sfilata è filata via senza neppure un incidente e senza neanche marmellate di traffico, foto di Durni che abbraccia sul palco il ministro della difesa italiano, quasi nostalgia per una domenica particolare, irripetibile.

Bravi gli organizzatori, bravi gli alpini che hanno perfino portato striscioni in tedesco, "lingua del nemico". Bello, nella sua semplicità, quel "Wir mit Euch", "Noi con voi", che dice tutto, la voglia di pace e di futuro, anziché di riscaldare le minestre rancide dei nazionalismi del passato.

Da domani, è ovvio, torneranno la diffidenza sudtirolese e il disagio degli italiani-minoranza e la sindrome claustrofobica dei separati in casa, ma intanto è stata Fest.

Parola tedesca che - a differenza di Frieden (pace, concetto complicato e controverso in Sudtirolo) - non ha bisogno di traduzione. Fest. E basta.

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