La lotteria che mette in palio la vita

L’uomo guardò il biglietto, sì il numero era proprio quello, coincideva perfettamente con quello vincente. Ora poteva uccidere.

di Barbara Goio

 

L’uomo guardò il biglietto, sì il numero era proprio quello, coincideva perfettamente con quello vincente. Ora poteva uccidere, aveva il potere di  puntare l’arma contro la femmina, fissarla dritto negli occhi ancora aperti e umidi e premere il grilletto. Già si pregustava la sensazione liquida del sentire il proiettile che scivolava in canna, trasposizione di materia dura e fredda, che d’improvviso diventa calda e vibrante per poi fermarsi in un attimo eterno, vita che finisce. Sentimenti forti, da difendere a tutti i costi, anche quando si sta giocando con la vita e la morte. Lei, occhi grandi e leggermente vitrei, sprofondava nella sua esuberanza, libera di camminare dove più le aggradava, un po’ altera e forse timorosa, sicura che con la sua velocità avrebbe potuto averla vinta, in fondo era così da sempre.
 
L’incontro tra i due è ora segnato dal caso, ma non c’è nulla di imprevedibile sull’esito della faccenda, il proiettile è sempre più veloce dello scarto di fuga. E se anche c’è sempre un po’ d’emozione mentre si attende l’estrazione del biglietto di una qualsiasi lotteria, anche se in palio c’è solamente un oggetto inutile e spesso ostentatamente brutto, in questa particolarissima situazione il privilegio della vincita fa mancare il fiato da quanto è enorme, è la possibilità, anzi l’incentivo, a togliere la vita ad un altro essere vivente.
 
Si sono appena spenti i riflettori sulla lotteria organizzata dall’associazione Cacciatori di Ronzo-Chienis che tra i premi aveva inserito due doppi permessi per caprioli, due coppie per lepri e due per beccacce e sulla manifestazione di Riva del Grada in cui la lotteria organizzata dalle «Cacciatrici Trentine» ha messo in palio il diritto ad abbattere un camoscio o un cinghiale, che già si parla del prossimo appuntamento alle Lochere di Caldonazzo dove il 20 maggio la lotteria della Società amatori cani da traccia ha messo in palio un capriolo.
 
D’accordo, è tutto legale. Ed è un’usanza, e i cacciatori non vanno demonizzati, ed è la tradizione ma, se ci si ferma un attimo, non si può restare indifferenti. Associare il concetto stesso di vincita alla deliberata distruzione di un essere vivente fa risuonare strani ed inquietanti echi di onnipotenza. Davvero inquietanti.
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