Liberalizzazioni e proteste

Gli avvocati hanno acquistato una pagina di giornale. I tassisti sono scesi in piazza con tutta la loro carica di folklore. I pescatori l'hanno addirittura buttata in rissa. I camionisti hanno bloccato le autostrade. A Napoli nelle prossime ore tornerà di nuovo l'emergenza - rifiuti. I farmacisti fanno capire che la qualità del lavoro è a rischio. Ecco l'Italia che si oppone alle liberalizzazioni

di Paolo Micheletto

Gli avvocati hanno acquistato una pagina di giornale. I tassisti sono scesi in piazza con tutta la loro carica di folklore. I pescatori l'hanno addirittura buttata in rissa. I camionisti hanno bloccato le autostrade e hanno privato gli italiani di frutta e verdura fresca (male per la dieta e male per il portafoglio, visti gli immediati aumenti delle già carissime zucchine...). A Napoli nelle prossime ore tornerà di nuovo l'emergenza - rifiuti. I farmacisti fanno capire che la qualità del lavoro è a rischio: e quando c'è la salute di mezzo, non si può rischiare.
Ecco l'Italia che si oppone alle liberalizzazioni. O meglio, a qualsiasi ipotesi di liberalizzazione del lavoro, delle professionisti, della burocrazia, dell'Italia che non ha i trasporti che funzionano, che tiene sott'acqua i giovani, che passa più tempo all'ufficio anagrafe che a produrre impresa. Ecco l'Italia che si oppone al "cambiamento".


Concorrenza, apertura al mercato, più libertà nella circolazione delle merci: obiettivi annunciati dal governo Monti che spaventano l'Italia. Esistono studi della Banca d'Italia e dell'Ocse che confermano che con le liberalizzazioni i prezzi scenderanno e già questo dovrebbe convincere molti ad avere un giudizio positivo sull'abolizione delle tariffe delle diverse categorie professionali, sull'aumento del numero dei notai e sull'allargamento del numero delle farmacie. Ma la vera "rivoluzione" sarà prima di tutto culturale: la liberalizzazione dovrà passare dalla testa degli italiani prima che dai negozi o dagli uffici. Siamo pronti a metterci in discussione?

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