Centri e centrini

Il rettore dell’Università di Trento Davide Bassi dice «no» a centri di ricerca e centrini, parrocchie e parrocchiette, frutto delle lobby dei dipartimenti universitari. Lo ha dichiarato all’Adige parlando delle nuove regole del nascente statuto di ateneo

di Andrea Tomasi

Il rettore dell’Università di Trento Davide Bassi dice «no» a centri di ricerca e centrini, parrocchie e parrocchiette, frutto delle lobby dei dipartimenti universitari. Lo ha dichiarato all’Adige parlando delle nuove regole del nascente statuto di ateneo.
«La costituzione di un centro di ricerca è deliberata dal senato accademico e dal cda, su proposta del rettore e sulla base di uno specifico progetto didattico e di ricerca». È questo il passaggio che ha creato non pochi mal di pancia nell’accademia trentina.
«I centri di ricerca - ha dichiarato Bassi - sono cose eccezionali. Devono essere costruiti con parsimonia su progetti particolari». E a chi gli ha fatto notare che in questo modo il rettore rischia di scippare i dipartimenti, ha risposto così: «Il rettore propone e il senato accademico decide». Sarebbe, questa, una norma per evitare la proliferazione dei centri di ricerca. «Il rettore - dice Bassi - esprime il sentire dell’Università. È, in un certo senso, la suprema autorità dell’ateneo. Per questo è lui che decide. Si tratta di una figura garante. Rimane in carica per sei anni e certo non crea un centro per crearsi la propria parrocchietta».
Bassi, il cui secondo e ultimo mandato scadrà a fine ottobre 2012, ha detto che lui non si occupa dei mal di pancia dei colleghi della collina o della città. Certo è che i «dolori addominali» ci sono. E infatti, dopo le esternazioni del massimo rappresentante dell’Università, non sono mancate le reazioni. C’è chi ha detto che i «centri e centrini non se li faranno i dipartimenti - che devono comunque passare per il senato accademico e il cda - visto che i finanziamenti saranno su progetti». «Insomma i centrini rischiano di essere creature del rettore, le cui proposte vengono vagliate dal senato accademico, dove lui è maggioranza». Si parla di un rettore che crea dei centri (o ne promette la creazione) per «motivi elettorali, salvo poi vederli chiudere dal rettore successivo».
Insomma la partita sul nuovo statuto si conferma carica di tensione. Tutto è rimandato a dopo le feste natalizie. A Giurisprudenza si è tenuto il brindisi, con la solita critica alla solita stampa locale che pubblica solo le brutte notizie. Cin! Cin!

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