Il mesto tramonto di Berlusconi: persino le sue gazzette lo ignorano

Sembra un secolo fa ed è solo l'altro ieri. Sembra un secolo fa che l'aria era ammorbata da un ultrasettentenne con qualche problema di donne che voleva governare un grande Paese come fosse un'azienda di famiglia

di Fabrizio Franchi

Sembra un secolo fa ed è solo l'altro ieri. Sembra un secolo fa che l'aria era ammorbata da un ultrasettentenne con qualche problema di donne che voleva governare un grande Paese come fosse un'azienda di famiglia.

Michele Serra ha scritto che per capire il salto che abbiamo fatto, dobbiamo prendere ogni ministro di quello che sembrava il governo di un secolo fa, ed accostargli il suo omologo ministro attuale e si capirà che non abbiamo fatto un salto indietro, ma molto avanti. Il malinconico tramonto di Silvio Berlusconi è così mesto che ci sembrano lontani anni luce le sue sparate, le sue gaffes internazionali, le sue isterie contro i magistrati e contro i “comunisti”. Le sue barzellette stantie, con cui ha imbellettato diciassette anni di politica incapace e inefficace, fatta di slogan inutili e irrealizzabili. “Meno tasse per tutti”, è diventato quasi una storiella da raccontare al bar e ora c'è bisogno di un governo di unità nazionale per tirarci fuori dalla fanghiglia che ci ha ricoperto tutti, come accade dopo una alluvione.

Che distanza da una Fornero che sa che questo Paese dovrà fare sacrifici durissimi per farcela e si commuove perché sa benissimo che cosa significa: lacrime e sangue per tutti. E' inutile fingere di indignarsi – a destra come a sinistra – perché sappiamo tutti che ci aspettano anni duri e difficili. Ma è qui che uscirà la vera Italia, non quella delle veline, dei soldi facili, dei sorrisi finti, dei capelli trapiantati, dell'immagine fasulla di un capo che voleva gente adorante e feste danzanti.

Certo, il centrodestra vuole fare fallire il governo Monti. Lo si capisce bene dalle isterie delle gazzette berlusconiane come Libero e il Giornale che da venti giorni in maniera ossessiva attaccano Mario Monti, fatto passare come il Dracula dei ceti medi. Facile, dopo che per anni hanno avvelenato i pozzi della politica più nobile, con il solo intento di reggere i pantaloni al Capo. Ma nemmeno loro osano più cantare le lodi di un signore che non ha più nulla da offrire al Paese e che ha lasciato solo macerie, facendo persino incancrenire il frutto malato del leghismo secessionista, ormai all'angolo pure esso, con un leader che è simbolicamente l'espressione della sua decadenza, con quella camminata che necessita della badante e la parlata incerta.

E' un mondo finito, comunque vada. E' un secolo che abbiamo messo alle spalle, con le sue divisioni, le sue panzane, il suo giornalismo juke-box a gettone: quello in cui il padrone mette il sostanzioso gettone e il gazzettiere grida ciò che preferisce chi comanda. Il tramonto di Berlusconi coincide con il tramonto di Putin: due che si sono amati e del loro amore ci lasciano i rifiuti. E ora tocca alle persone serie rimettere in ordine la casa.

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