Italia, servono certezzeSe non arrivano affondiamo

di Renzo Moser

euroROMA - C' è una cosa sola che può placare i mercati turbolenti e spuntare le armi della speculazione, ammesso che la speculazione sia in campo: le certezze. I mercati non amano le dichiarazioni di intenti, guardano con diffidenza alle promesse, troppe volte disattese, non si accontentano delle rassicurazioni più o meno generiche. Figuriamoci poi, se a tutte queste cose seguono smentite, distinguo, mezzi passi indietro, veti e controveti. No, i mercati vogliono certezze. È dalle certezze, che non hanno colore politico, che deriva la fiducia. E sulla fiducia si basa il futuro di un Paese che si fa prestare dai risparmiatori i soldi per pagare stipendi, pensioni, servizi pubblici. Più soldi chiede al mercato, maggiore sarà la fiducia che deve ispirare in coloro ai quali si rivolge. Se un Paese ad alto debito come il nostro non riscuote fiducia, dovrà pagare, e pagare caro, sempre di più, affinché i risparmiatori accettino di accollarsi un rischio.
 
Senza certezze, i mercati devono scommettere. Nel caso italiano, scommettono al ribasso: i credit-default swap sull'Italia hanno raggiunto, nei giorni scorsi, il record storico di 491 punti. Sono i contratti derivati con cui ci si protegge dal rischio insolvenza, ma oltre un certo limite si trasformano in un micidiale strumento speculativo per scommettere sul possibile fallimento di uno Stato. Per impedirlo, dobbiamo dare certezze ai mercati. Cioè l'unica merce che Silvio Berlusconi, il nostro presidente del Consiglio, non è in grado di dare. Al contrario, sta dilapidando il patrimonio di fiducia (poca) che era rimasto.
 
Risale all'agosto scorso la lettera firmata Bce/Bankitalia (Trichet/Draghi), che conteneva la ricetta per le riforme strutturali del Belpaese, stretto nella morsa terribile della crisi del debito sovrano e della crescita zero, se non della recessione vera e propria. Sono passati mesi: un'eternità, per i mercati, per i quali anche due soli giorni «scoperti» da opportune garanzie politiche e di governo possono costituire un ascensore per l'inferno. Mesi in cui il governo ha mostrato una drammatica incapacità decisionale. Prima dell'estate, il differenziale di rendimento fra i nostri titoli e quelli tedeschi era inferiore al 2% (meno di 200 punti base): rispetto alla Spagna pagavamo 70 punti base in meno nell'emettere nuovi titoli (lavoce.info); nel pomeriggio di ieri, il rendimento del Btp decennale era salito al 6,404%, segnando il record dalla nascita dell'euro nel 1999, con uno spread con i titoli tedeschi, anche questo da record, pari a 462 punti base. Sempre rispetto alla Spagna, paghiamo ora 70 punti base in più all'emissione di nuovi titoli. Senza l'intervento della Bce, che anche ieri ha comprato titoli di Stato italiani, chissà cosa sarebbe successo. La corsa al rialzo dei rendimenti è stata anche la risposta alle parole del presidente del Consiglio, che ieri a Cannes, a conclusione del G20, ha detto che «in Italia non c'è una forte crisi, i consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni».
 
Se voleva tranquillizzare qualcuno, evidentemente non ci è riuscito: mezz'ora più tardi si registrava il già citato record del differenziale Btp/Bund. Non a caso la direttrice dell'Fmi, Christine Lagarde, ha ribadito al termine del vertice che «il problema dell'Italia è la mancanza di credibilita». Certezze, dunque. Per avere le quali siamo stati di fatto commissariati, con l'intervento dello stesso Fmi, che dovrà «monitorare», con verifiche trimestrali, i risultati ottenuti dall'Italia sulla strada del risanamento e della crescita economica. Dopo l'Europa, il Fondo monetario internazionale: sembra il destino di un paese di quello che un tempo si chiamava il Terzo Mondo, un paese che ha progressivamente smarrito, per manifesta incapacità, la sua sovranità in materia di politica economica. Continuità, credibilità, coerenza: sono i tre pilastri invocati da Mario Draghi dopo la prima riunione della Bce sotto al sua guida. Ed è proprio quello che manca all'Italia in questo momento.
 
r.moser@ladige.it

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