Defant the Kid

di Andrea Tomasi

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Dietro un banco Made in Usa. Tutti in piedi per l'inno nazionale. Il professore parla. Gli studenti interagiscono, interrompono. Il tempo passa e quasi non te ne accorgi. Poi suona la campanella e tutti vanno agli armadietti, a prendere i libri per la lezione successiva, che si tiene in un’altra aula, con altri studenti. E poi ci sono le attività collaterali: tanto sport, ma anche musica, arte. E così l'high school diventa un microuniverso. L'american experience viene raccontata, con scrittura decisamente brillante, da Silvio Defant, classe 1993, studente del liceo Prati di Trento e ora negli Stati Uniti con l'agenzia Sts. Fa parte di quel fortunato gruppo di ragazzi a cui, grazie a realtà private o associative (la più nota è Intercultura), viene data la possibilità di studiare (e vivere) all’estero.


blog AndreaI suoi amici italiani lo rivedranno fra un anno, cambiato. E molto. Ma, a differenza di qualche anno fa, «l’isolamento» per gli exchange students non è totale. Al mondo dal quale provengono li lega un cordone ombelicale, che si chiama internet. Ma Defant no si è limitato all'email e agli aggiornamenti tramite Facebook. È andato oltre. Ha un suo blog in cui racconta, come in un diario, tutto ciò che gli sta accadendo oltreoceano.

Il sogno di molti giovani è la California. Ed era anche il suo, come si coglie dal titolo del diario on line, Minnesota Dreamin’ , che richiama il sogno della West Coast. Defant vive a Sauk Centre, cittadina della contea di Stearns. Bacio Accademico lo ha raggiunto nel trentunesimo stato americano, ai confini con il Canada. Temperature decisamente diverse da quelle losangeline.

«Certamente ogni studente che, come me, decide di trascorrere un’anno in America - racconta - sogna la casa in riva all’oceano in California (me compreso), ma sono convinto che per un’esperienza scolastica come la mia non sia davvero rilevante il fattore climatico o geografico che può offrire uno Stato rispetto ad un’altro. Lo scopo può essere quello di imparare una nuova lingua, avere rapporti umani, conoscere meglio il mondo e se stessi. Tutto dipende da quanto la singola persona voglia imparare, mettersi in gioco, evolversi e centrare i suoi obbiettivi, poiché ogni singolo paese dà delle opportunità».

cheerleaderE così stai vivendo questa nuova dimensione: la scuola, la famiglia, il football americano.
«Sono arrivato in Minnesota da circa un mese. Ho sempre amato viaggiare e l’America è sempre stata una meta che, per la sua storia, le sue contraddizioni, l’idea di libertà, di un nuovo mondo, mi ha sempre affascinato. E poi bisogna aggiungere che l’essere cresciuto in un periodo dove i film sono americani, la moda è americana, la musica è americana e dove l’american style influenza qualsiasi campo, dalla politica all’arte, ha particolarmente aiutato questa scelta. Quindi la possibilità di intraprendere quest’esperienza grazie all’anno all’estero è stato il modo di realizzare qualcosa di premeditato, da tempo».

Non ami parlare di «scambio culturale». Dici di preferire il termine «viaggio». Il blog Minnesota Dreamin’ è seguitissmo, non solo dai tuoi genitori. Come è nata l’idea?
«Per differenti ragioni: la passione per la scrittura, la richiesta di molti amici di tenersi sempre in contatto e raccontare giorno dopo giorno gli incontri o anche solo le emozioni; ma soprattutto è nato per annotare tutte queste cose, per non dimenticarle mai e riviverle rileggendo quelle stesse parole, magari a distanza di anni. La prima idea è stata quella di una semplice lista di accadimenti, persone o luoghi, ma poi mi sono accorto di quanto fosse divertente e semplice raccontarli, come un diario, una storia, o piuttosto un’esilarante sit-com. E così ho iniziato a scrivere».

blog AndreaUn anno lontano, un anno vissuto «senza rete» o quasi. Un anno che poi si porta nel cuore. La tua famiglia non verrà in visita in America. Giusto?
«I miei genitori non verranno a trovarmi oltreoceano, un po’ per motivi economici e di tempo, ma anche per una mia scelta, per immergermi completamente in una nuova dimensione, una nuova vita, iniziando tutto daccapo e cercando di essere il più indipendente possibile. Non voglio certamente tagliare i contatti con la mia famiglia, ma imparare a contare di più solo su me stesso. Comunque ci sentiamo e vediamo spesso grazie a Skype e spesso con un po’ di commozione, specialmente parlando con mia sorella, di tre anni più piccola, con cui ho un rapporto molto stretto».

Come ti trovi nella tua famiglia americana?
«Mi ritengo fortunato per quanto riguarda la mia famiglia ospitante: è composta dal padre, la madre ed una figlia che ha circa la mia età. Sono simpatici, disponibili e quando si presenta l’occasione mi portano spesso in giro e facciamo molte attività assieme. Però la vita famigliare è completamente diversa da quella italiana. Qui vige la regola “Help yourself”, un affettuoso “arrangiati” che durante i primi tempi fa decisamente sentire la mancanza di casa (un pranzo pronto o un bagno ed una camera puliti). Ma aiuta a diventare più indipendenti e a imparare a gestire le proprie cose».
Ma cosa dicono a Trento gli insegnanti del Liceo Prati? L’avventura in Usa è «sostenuta» dalla scuola?
«Sono sempre più gli studenti che decidono in passare un anno all’estero (solo nella mia classe siamo in tre, io negli Usa, un ragazzo in Germania e una ragazza in Olanda) e per questo la scuola e una buona parte dei miei docenti approvano questo genere di scambi. La scuola ci sostiene ed aiuta, rimanendo in contatto tramite e-mail, oppure organizzando corsi di recupero per materie o argomenti persi durante l’anno, nel caso ce ne fosse la necessità».
Quando tornerai in Italia dovrai entrare in una sorta di «camera di decompressione», come quella degli astronauti che tornano sul pianeta terra. Dovrai pensare all’ultimo anno di liceo e al futuro. Hai già progetti?
«Ho paura ad avventarmi su una scelta, universitaria e lavorativa, senza prima aver avuto una panoramica di tutte le altre, persino quelle che la mia vita di studente trentino non mi offre o non mi può offrire, persino quelle dall’altra parte del mondo. Quindi quest’avventura vuole essere anche un modo per scoprire nuove strade e possibilità».

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