Caso Penati: la diversità morale del Pd non c'è, ma Berlusconi non può dare lezioni

di Fabrizio Franchi

Manine interessate hanno postato nei giorni scorsi commenti con cui mi esortavano a scrivere di Penati e Bersani. In altre occasioni avrei ignorato questi appelli interessati, fatti dagli stessi reazionari che si divertono a battere plaudenti le mani al miliardario con il lifting, che con una mano fa le leggi per se stesso e con l'altra mette le mani nelle tasche degli italiani. Non mi tirerò indietro, non avendo nessuno da difendere, né essendo mai stato compagno di merende di Bersani e Penati.
Non ho nessuna remora a ripetere quello che ho scritto giorni fa sull'Adige cartaceo - che evidentemente non viene letto dai berlusconiani - e cioè che il Pd deve fare pulizia al suo interno, anche espellendo i Penati di turno, perché la vicenda di Sesto San Giovanni - per quello che finora si è saputo - è una delle peggiori storie degli ultimi decenni.
Tuttavia mi viene una piccola premessa, perché la vicenda ha fatto capire di che pasta sia fatto il "garantismo" berlusconiano: una fola. In realtà sta tornando a galla, agitato dai giornali di centrodestra, l'atteggiamento più forcaiolo tipico della destra: una persona di sinistra è colpevole a prescindere. Berlusconi invece è innocente a prescindere, anche se nelle intercettazioni invita dei trafficanti a restare latitanti all'estero. Per Berlusconi ci si è inventati qualsiasi tattica processuale, leggi ad personam, le armate mediatiche che ci hanno gonfiato i cabasisi con ritornelli stucchevoli sul garantismo. Al punto che persino la vecchina di Sfruz aveva imparato che nel diritto penale ogni cittadino era innocente "fino a prova contraria", che "l'onere della prova spettava all'accusa", che un cittadino era innocente "fino al terzo grado di giudizio", fino "a che la condanna non era passata in giudicato".
Bellissimi paroloni. Una specie di scuola universitaria di Giurisprudenza formato tascabile per il popolo televisivo. Poi tocca a uno del Pd e tutti quei bei paroloni, invero detti con la bava alla bocca da gente come Gasparri, scompaiono. Gli iper garantisti che ci hanno afflitto per due decenni sul fatto che i processi non si fanno sui giornali eccoli usare tranquillamente i giornali per tirare fango sugli avversari. In un modo tale che qualche dubbio sulla sincera intenzione democratica e garantista dei vari Gasparri e Quagliariello veniva.
Ma detto questo: da quello che si è potuto finora leggere il sistema messo in piedi da Penati era una macchina oliata che serviva a mungere soldi. Non sappiamo, a dire il vero, se qualche blocchetto di cartamoneta sia finito o meno anche nelle casse del Pd. Penati non lo dirà mai, Bersani nemmeno e tantomeno sarà possibile ricostruirlo. E' molto più probabile che gli intrecci affaristici si fermassero al "sistema Sesto" organizzato da Penati e dai suoi. Qui ora nasce la famosa domanda sulla "diversità morale" del Pd e della sinistra. Il discorso è complesso e certamente essere di sinistra non significa avere sangue più puro. Tanto più che uno dei guasti maggiori causati da una certa sinistra è quello di un certo snobismo unito a un certo clientelismo e nepotismo radicatisi in diversi ambienti: dalla Rai agli enti culturali. Frotte di giornalisti grazie alla frequentazione di certi salotti di sinistra hanno avuto laute ricompense nella tv pubblica, creando un sistema sotterraneo odioso e chiuso, di casta, chiuso a chi non andava a baciare l'anello a certi dirigenti Pd.  
Il problema è però come reagisce il corpo, la carne viva che sorregge la sinistra. Cioè i suoi militanti, i suoi simpatizzanti. Qui c'è sì una diversità. Basta andare a farsi qualche giro nelle feste di partito. Berlusconi è una vittima a prescindere, secondo i sostenitori del Pdl. Penati - tra i volontari del Pd - è ormai un rifiuto da gettare via. Molti di loro si vergognano della vicenda. Non solo. La commissione interna del Partito democratico ha sospeso Penati dalle sue funzioni. Per me lo avrebbe dovuto espellere. Ma non sono del Pd e non mi permetto di entrare nei cavilli su questi aspetti, se sia meglio cioè l'espulsione o la sospensione in attesa che il processo si concluda. Resta il fatto che il segnale è stato dato. 
Stiamo ancora aspettando invece che il Pdl sospenda dalle sue funzioni il suo imputato per eccellenza: Silvio Berlusconi. 
In Parlamento sono 85 i parlamentari a vario titolo imputati o indagati o già condannati. Di questi 85, 51 sono del Pdl, 6 della Lega, 11 del Pd. Peraltro i reati di cui sono accusati sono molto diversi. Ebbene? Aspettiamo ancora di sentire la voce di un berlusconiano che si alzi a invocare la questione morale per quei 51. 
Si astengano dunque dal dare qui lezioni i trinariciuti berlusconiani e leghisti con la bava alla bocca, capaci di vedere la pagliuzza negli occhi degli altri, accecati come sono dalla trave berlusconiana nei loro occhi. Per fortuna una brutta stagione politica volge al termine. Costerà fatica tornare ad essere un Paese decente e ripulirsi da certe scorie, ma intanto cominciamo ad aprire le finestre e diamo aria ai miasmi del cesarismo e del populismo del Cavaliere che ormai ha dimostrato tutti i suoi pericolosi limiti.
Poi se comincia la sinistra a fare la sua parte, ritrovando quel senso del bene comune nel fare politica, indicando così un percorso di pulizia, tanto meglio. Servirà anche al centrodestra capire che non si può inchiodare un Paese per vent'anni ai problemi di un signorotto plurimputato, ma che si devono invece indicare percorsi utili per il bene di una Nazione. 

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