La scuola è un valore o no?

di Gloria Canestrini

In un periodo nel quale si agognanogiustamente riposo e vacanze (comunque, pare che solo un italiano su cinquepotrà  godersi le classiche“ferie”) mi sembra utile rivolgere un pensiero alla scuola: ora è chiusa, ma asettembre ritroveremo sul tavolo - anzi:sul banco - i ben noti problemi. Quasiignorato dalle cronache politiche ed economiche, impegnate nell’altalenainterminabile dei resoconti della crisi, si è recentemente verificato un fatto processuale digrande importanza, destinato ad imprimere una svolta nel panorama desolante dei tagli alla scuola e del“ridimensionamento” del servizio scolastico.

Quale? Il Consiglio di Stato (organo di giustizia amministrativa prepostoalla tutela dei diritti e degli interessi legittimi nei confronti della Pubblica Amministrazione), ha dato il via libera alla class-actioncontro le cosiddette “classi pollaio”, già accolta in precedenza  dal TAR del Lazio.Si trattadella prima azione collettiva italiana promossa dai  consumatori contro la Pubblica Amministrazione: nel caso dispecie, il Ministero dell’Istruzione. Prima di darvi conto del merito del ricorso, vorrei precisare che lapossibilità di tutelare i propri diritti con un’azione giudiziaria di gruppo èstata introdotta solo nel 2010 (non potendosi applicare retroattivamente, sonorimasti così esclusi casiclamorosi come Cirio e Parmalat, proprio le cause che avevano stimolato lanecessità di far entrare in vigore la presente  legge): per l’art.140 del Codice del Consumo possonopromuovere l’azione di risarcimento collettivo (tramite associazioni ocomitati) sia i consumatori, ossia i soggetti che acquistano prodotti per iloro bisogni personali, sia gli utenti, cioè chi utilizza servizi condivisi con altre persone.

E siamo proprioin questo campo, parlando di questa class-action contro il Ministero. A benvedere, nell’art.140 bis del Codice del Consumo non sono enucleaticon precisione i soggettipassivi dell’azione, ossia i bersagli del nuovo strumento: c’è, però, una normaspecifica, contenuta nella cosiddetta “legge Brunetta” del marzo 2009, cheapre la via anche ai  ricorsicollettivi contro la Pubblica Amministrazione. Vediamo come funziona. Si comincia con la notifica di unadiffida, dopodiché, se la P.A. non si muove con un intervento riparatore entro90 giorni (in questa fase collettiva l’obiettivo non è quello di essererisarciti, ma di costringerel’amministrazione competente a migliorare la qualità dei propri servizi), si procede alla secondafase: presentare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) entro 12  mesi.

In questa sede, accogliendo la class- action in materiascolastica, il TAR del Lazio ha ordinato al Ministro Gelmini di emanare il Piano Generale di EdiliziaScolastica, previsto dall’art.3 del D.p.r. (Decreto presidenziale) del 20 marzo2009, contenente le norme per la riorganizzazione della rete scolastica. Controquesta decisione il MIUR (Ministero Istruzione Università Ricerca) hapresentato un  ricorso al Consigliodi Stato, ricorso che, poco meno di un mese fa, è stato rigettato. Ora ilMinistero dovrà obbligatoriamente emanare il piano di edilizia scolastica comestabilito dalla legge vigente!

Chi, se non gli organismi amministrativicompetenti, dovrebbe altrimenti farsi carico del grave problema delle classi-pollaio, ossiaquelle aule sovraffollate dove il numero di alunni supera il limite di 25,rappresentando così un pericolo per la sicurezza di studenti e docenti, oltreche un freno all’apprendimento? Per ora i segnali non sono incoraggianti: nelrecentissimo pacchetto di norme per il contenimento della spesa, il MinistroTremonti ha operato ulteriori tagli sulla scuola.

Sappiamo anche cosa ne pensadel precariato scolastico il Ministro Brunetta: allora, mi piacerebbe chequesto blog raccogliesse la vostravoce e le vostre storie di studenti, precari, personale della scuola (trentinae non), in attesa di capire se, per chi ci amministra, la scuola sia un valore oppure no.

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