Politica (trentina), quanto costi!

Ci risiamo. Torniamo a dare i numeri. In un Paese dove un pensionato su due percepisce un assegno mensile sotto i mille euro (ma il 15% è addirittura sotto i 500) e dove, oltre alle 400 tasse, accise e imposte dirette o indirette, andremo a subire, oltre ad ulteriore innalzamento dell’età pensionabile,  addirittura un prelievo annuale diretto sui patrimoni (casa e risparmi) per rientrare dell’esorbitante spesa pubblica accumulatasi, è inevitabile tornare a fare i conti in tasca alla classe politica

di Gloria Canestrini

Ci risiamo. Torniamo a dare i numeri. In un Paese dove un pensionato su due percepisce un assegno mensile sotto i mille euro (ma il 15% è addirittura sotto i 500) e dove, oltre alle 400 tasse, accise e imposte dirette o indirette, andremo a subire, oltre ad ulteriore innalzamento dell’età pensionabile,  addirittura un prelievo annuale diretto sui patrimoni (casa e risparmi) per rientrare dell’esorbitante spesa pubblica accumulatasi, è inevitabile tornare a fare i conti in tasca alla classe politica.

Non per demagogia (fin troppo facile), né per rivalsa (non tutti ambiscono a far parte della «casta»): solamente perché i costi della crisi, e degli sperperi, li paghiamo duramente, come cittadini e come  consumatori. Non in egual misura, però. La settimana scorsa abbiamo visto, in un vivace confronto sul blog (al quale ha partecipato anche il Capo dell’Ufficio Stampa della Camera) quanto ci costa la classe politica nazionale, in ambito parlamentare e ministeriale. Questa settimana ci occupiamo, visto il gradimento, anche della classe politica locale. Sia pure con qualche difficoltà, visto che non ho trovato dati ufficiali pubblicati!

Un inciso si potrebbe anche fare sui costi delle Comunità di Valle recentemente istituite (provviste degli assessorati di ordinanza), ma, per non disperderci  troppo, puntiamo decisamente su Provincia e Regione. A proposito: ricordate il fitto dibattito nazionale dell’anno scorso sull’abolizione delle Province?  Ne avete più sentito parlare? Eppure, pareva cosa fatta. Anche in Trentino Alto Adige il «doppione» esiste, ma, almeno, le due Province dotate di Autonomia hanno una loro giustificazione storica, geografica, oltre che costituzionale (la disciplina delle Province è contenuta nel titolo V della seconda parte della Costituzione).

Forse sono meno giustificabili i costi dei politici locali i quali, alla stregua di parlamentari e ministri, si sono attribuiti stipendi, indennità ed emolumenti piuttosto ingenti. Nel complesso, oltre 10.000 euro lordi mensili ( la quota di 3.300 euro al mese, a differenza del resto, non è neanche tassata).
In compenso, dal 2008 non sono più a carico della Regione i vitalizi per i consiglieri, in precedenza molto alti rispetto ai versamenti realmente effettuati: ora per i (nuovi) consiglieri è prevista la semplice restituzione di ciò che hanno versato. Un segnale incoraggiante: ricordiamo però che il risparmio dovrebbe comunque tornare ai cittadini e alle famiglie. Come? Un esempio, già discusso in questi mesi: diminuendo le rette degli asili nido. I suggerimenti, come sempre, sono preziosi.

Beh,  dalla prossima settimana prometto che torneremo a parlare di concorrenza, di servizi,di efficienza della pubblica amministrazione, di austerity, di viaggi, di acquisti, di ratei, di comportamenti scorretti, di truffe, di tutele: insomma dell’universo quotidiano e difficile di noi consumatori. Con un occhio alla giurisprudenza ed uno alla protesta, come sempre: perché anche un pulviscolo di rimostranze può portare al cambiamento.

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