Domenica e lunedì alle urne. Io vorrei fare come Crozza sul nucleare: "Ve l'avevo detto già 24 anni fa!"

di Fabrizio Franchi

Domenica e lunedì si vota.  Per chi, come me, ha superato da tempo gli anta viene voglia di presentarsi in cabina e scrivere sulla scheda grigia del quesito sul nucleare la frase pronunciata da Maurizio Crozza: "Ve l'avevo già detto l'altra volta!" 24 anni dopo gli italiani si ripresentano alle urne per decidere nuovamente sul nucleare perché un governo - quello di Berlusconi - aveva deciso che era stata superata l'onda lunga di Cernobyl. Era stata superata, come ebbe a dire Berlusconi anni fa, l'onda lunga dei Verdi "che si erano messi di traverso" per impedire di andare avanti con l'energia atomica. Poi, sarà il destino, proprio come 24 anni fa, l'anno prima del referendum salta una centrale nucleare e il mondo prende paura. Così il nostro governo decide di sospendere tutto e dice anche in faccia agli italiani che li considera dei bambini: "Ci prendiamo due anni di tempo, per fare passare l'onda emozionale". Insomma, siccome siamo dei bambini, lasciamo passare un po' di tempo che così ci dimentichiamo tutto, arriva platealmente a dire Silvio Berlusconi. Sarà, il fatto è che la politica, i comportamenti pubblici, sono composti anche di fattori emozionali. E ci troviamo in uno strano Paese, in cui chi governa a livello locale, pur di compiacere il capo del governo si sdraia sulle sue posizioni, ma quando si tratta di individuare dei siti per costruire le centrali sbarra le porte: "Non nel mio giardino", "non nella mia Regione". Dixit Cappellacci, Formigoni, Zaia, Cota. Ora, è vero che presi individualmente gli oltre 50 milioni di elettori italiani, per la gran parte sono contrari al nucleare. E per molti si tratta non di posizioni scientifiche, ma di paura. Sì, paura. E allora? Posso aver paura per i miei figli se mi scoppia una centrale nucleare tra gli zebedei? E' poco politico? Sarà. Ma è curioso sentire queste obiezioni da chi ha coltivato paure ben più irrazionali, inventandosi criminali dietro ogni angolo di strada pur di trarne benefici elettorali. Ma la cosa davvero curiosa è vedere il governo invitare i cittadini a non votare per i referendum. Curioso perché ci ritroviamo con chi ha fatto quelle leggi astenersi dalla difesa delle loro stesse proposte. E' il senso di uno sbando, ma è anche il senso di una politica diseducativa che non rispetta il voto di cittadini che vengono scambiati per semplici bancomat elettorali ogni cinque anni: devono sputare il loro voto nell'urna, la preferenza no, quella l'hanno vietata. E guai se i cittadini si esprimono in altro modo. Ma vale la pena ricordare che questi signori che oggi vediamo così pacati, a fingere indifferenza nei confronti del referendum - i Bossi, i Berlusconi, i Prestigiacomo, i Cicchitto - sono gli stessi che hanno fatto i salti mortali per impedire che la tornata referendaria fosse abbinata alle precedenti elezioni amministrative, proprio per depotenziare l'opinione degli elettori. E spostare i referendum è costato decine di milioni di euro in più. Diciamo grazie anche a Maroni che per giustificare lo spostamento è stato più bravo di Spiderman ad arrampicarsi sugli specchi. E ora? Ora, comunque la si pensi, si va a votare. Anzi, diciamola proprio tutta, via. Siccome il quorum è molto vicino, quelli che vogliono salvare la seggiola di Silvio sarà meglio che si mettano in coda ai seggi fin da domenica mattina, perché altrimenti i conti lunedì sera saranno salati.

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