Dalle fruste del bunga bunga alle frustate all'economia

di Renzo Moser

Il presidente del Consiglio, forse cercando di uscire dall’angolo del «bunga bunga» (grande striscione ieri al S. Paolo di Napoli, capace di condensare con sintesi perfetta due grandi iatture italiane: «Silvio, sei come la Juve: Ruby»), ha lanciato la proposta dio «un piano bipartisan» per la crescita. Lo ha fatto intervenendo nel fecondo dibattito su debito pubblico e patrimoniale, avviato da qualche settimana, con una lettera al Corriere della Sera. Toni pacati, da tecnico più che da incendiario di folle, lontanissimi dai videomessaggi girati nel bunker sotto assedio di Arcore.
Eppure involontariamente esilaranti: non solo per l’insistito ricorso alla metafora «frusta/frustata», che, di questi tempi, evoca peccaminose fantasie da salotto del bunga bunga; ma soprattutto per l’inatteso riconoscimento all’antagonista Pierluigi Bersani («è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni») e per il patetico tentativo di accreditarsi come paladino del libero mercato e, per l’appunto, delle liberalizzazioni, in contrasto con «la rinuncia statalista, culturalmente reazionaria».
Bene: ricordate le famose «lenzuolate» di Bersani?
Quei provvedimenti che volevano scrostare l’economia italiana da rendite di posizioni e privilegi assurdi e anti-storici? Chi scese in piazza, allora, contro quelle pur timide aperture al mercato? Rifondazione, la Fiom? No, i colonnelli del Pdl, pronti a mobilitare a Roma legioni di coatti per protestare contro la liberalizzazione delle licenze dei taxi. I taxi! Non l’energia, o l’acqua, o i trasporti ferroviari, o qualche altro grande monopolio. Scatenarono la piazza per i taxi di una città. Pensate che adesso saranno loro a dare la «frustata al cavallo di un’economia finalmente libera»?

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