Natale, rinascita oltre Gesù

Solo nel IV secolo il Cristianesimo pose la nascita di Gesù il 25 dicembre, soppiantando la festa pagana che segnava il ritorno della luce

di Barbara Goio

"Dopo Nadal i dì i se slonga de'n 'pas de'n gal"
Quando ero una bambina sentivo sempre questo detto e me ne rallegravo. Proprio perché mi accorgevo, ogni mattina, di come la notte fosse un po' più chiara, che veramente dopo Natale si poteva guardare con fiducia all'arrivo dei giorni luminosi, di un tempo di rinascita.
Solo più tardi ho scoperto che i giorni di fine dicembre erano proprio i giorni delle antiche feste che si tenevano al solstizio d'inverno, e che la cristianità aveva fatto suo questo momento estremamente simbolico, collocandovi la Festa per antonomasia e facendolo diventare il punto d'inizio della vita terrena di Gesù. La sovrapposizione è avvenuta nel quarto secolo, per "soppiantare la festa pagana del Natalis solis invicti" (cit. Dizionario di liturgia, Edizioni Paoline), la festa pagana del sole che non viene sconfitto.
In tempi precristiani quello della "rinascita" del sole era un culto così diffuso che veniva festeggiato anche dagli antichi egiziani, romani, persiani, babilonesi, e persino inca, celtici e germanici. C'è infatti tra il 22 e il 24 dicembre un momento in cui il sole sembra se ne stia fermo, da cui il termine solstizio, proprio perchè vi è questa inversione di tendenza, le giornate smettono di accorciarsi e, finalmente, la luce ritorna, piano piano, a condurre verso il tempo della rinascita, del ritorno del calore. Il momento preciso del solstizio d'inverno è intorno al 21 dicembre, ma l'impressione che il Sole torni a riscaldare e le giornate si allunghino avviene con un po' di ritardo, a causa dell'inversione apparente del moto solare.
Credo sia una grande fortuna abitare in zone temperate: è importante sentire queste cadenze cosmiche. Quando da ragazzina partecipai ad un programma di studio in Florida, per un anno, la cosa che mi mancò moltissimo fu proprio questo alternarsi di caldo e freddo, di giorni lunghi e corti, e mi sentii oppressa dalle giornate eternamente uguali, estenuanti nella loro quotidianità.
Ora anche questo ultimo Natale è passato, e nei negozi si impacchettano angioletti e candeline, sulle strade compaioni gli abeti secchi con qualche lustrino ancora attaccato, e la gente ci resta male a vedere le cose appena comperate già in vendita alla metà del loro prezzo. Ma in questo clima sospeso c'è da rallegrarsi perchè ogni mattina la nascita di un giorno nuovo racconta di un ritmo più ampio, di una sintonia cosmica, di storie vecchie e di voglia di nuovo.
In un racconto di uno scrittore del Kenia dal nome impronunciabile (Binyavanga Wainaina), il protagonista africano dice alla sua amante svedese: "Perché non dovrei dirti le cose come stanno? Perché non leggi i realisti magici delle tue parti? Almeno riusciresti a contestualizzare. Voi europei di sinistra, simpatici e iperistruiti, disprezzate i troll, i folletti e le streghe dagli occhi verdi anche se rappresentano le vostre origini precristiane, però davanti ad uno spirito-bambino giamaicano o a un gabinetto animato dello Zululand vi fate venire un orgasmo letterario".
Nei boschi e nei giardini, tra le gemme pronte a gonfiarsi ed i calicantus dal profumo penetrante, possiamo continuare dunque a sentire lo spirito del Natale, che va oltre i regali, le vacanze, le mangiate, i canti e i ritorni. Che è lì dove è giusto che sia.

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