Una sconfitta per tutti. Ma non si lavora per far fallire le comunità di valle

di Paolo Micheletto

L'affluenza al 44,47% rappresenta un dato negativo e preoccupante - è il dato più basso nella storia del Trentino - e porta con sè molte domande e incertezze. Le aree più urbane si sono dimenticate di votare (con Riva del Garda ferma al 26%), mentre nel complesso le valli hanno dato una risposta maggiore, dimostrando più interesse verso il nuovo soggetto istituzionale. Il presidente della Provincia Lorenzo Dellai aveva puntato molto sul voto, scendendo in campo in prima persona. Sotto questo punto di vista, la partita è persa.
Ma attenzione: l'astensionismo è figlio di tanti padri. La responsabilità è della maggioranza ma anche dell'opposizione, del centrosinistra che più ci ha creduto ma anche della Lega che ha detto di voler "demolire" le comunità di valle ma che ha fatto una campagna elettorale piuttosto energica. Da oggi le comunità di valle hanno i propri organi di governo, regolarmente eletti (anche se da pochi): il voto di ieri dimostra però che il percorso da fare è immenso. I trentini non ci credono, o almeno non conoscono cosa ha preso il posto dei comprensori. Ad iniziare dalle competenze: in pochi hanno capito che le comunità di valle dovranno gestire competenze fondamentali. Forse "demolirle" non è la cosa migliore. Chi non ha votato ieri dovranno comunque riconoscere che le comunità esistono.
Dal punto di vista politico, il risultato dei presidenti non poteva essere diverso. L'unica incognita era legata ai ballottaggi: si voterà tra quindici giorni solo in Val di Sole e in Val di Fiemme. Il centrodestra come al solito era diviso e con questo schema non vincerà mai. Sull'altro fronte, paga la scelta dell'Upt e del Patt di puntare sul centrosinistra unito e non sulle logiche di centro: la coalizione compatta si mostra ancora una volta l'arma migliore per vincere.

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