Un sogno chiamato Valdastico. Qualcuno ha un miliardo e trecento milioni di euro?

Perché si torna a parlare della Pirubi. Ma nessuno ci crede

di Paolo Micheletto

«Qualche infrastruttura in più è necessaria per crescere: una su tutte, la Valdastico». L’ultima a richiamare l’idea del progetto dell’autostrada Rovigo - Trento è stata Ilaria Vescovi, presidente degli Industriali trentini. Ma l’idea torna a far capolino durante il (povero) dibattito in vista delle elezioni per le Comunità di valle. Insomma, da una parte o dall’altra, spunta fuori un sogno che si ripete da quarant’anni: la Pirubi, la Valdastico, il collegamento dell’A31. L’ultimo confronto «serio» (e a tratti drammatico), si sviluppò all’inizio della prima giunta guidata da Lorenzo Dellai: da una parte il presidente e Silvano Grisenti, dall’altra Roberto Pinter e alcuni altri, ad iniziare dall’ex assessore Vincenzo Passerini. Si rischiò la crisi di giunta, e Dellai preferì lasciar perdere.
Da allora la Valdastico è riemersa ad intervalli più o meno regolari: in Valsugana molti la vogliono, a sud di Trento quasi tutti la temono (su Facebook la pagina «Sì al proseguimento dell’autostrada Valdastico fino a Besenello» conta la bellezza di 881 adesioni), in generale quasi nessuno ci crede. Perché annunciare di volere la Valdastico significa ormai da anni rilanciare la palla nella metà campo avversaria, vuol dire cioè «spararla» grossa e muovere un po’ di polvere. Perché, qualcuno crede che si farà mai? (Il solo concorso di progettazione prevede una parcella superiore ai 65 milioni di euro, mentre la spesa complessiva dei lavori è stata calcolata su una cifra superiore al miliardo e 300 milioni di euro).

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