Fango su Fini. Ma quale sarebbe il reato che ha commesso?

di Fabrizio Franchi

Gianfranco Fini ha parlato, sostanzialmente non svelando nulla di più di quello che finora era stato detto e scritto e lasciando immutate le posizioni degli eserciti in guerra. 

Detto questo però facciamo qualche ragionamento. 

Ad iniziare dalla valanga di fango lanciata addosso al presidente della Camera. Sarebbe piacevole sapere, giusto per uscire dagli insulti, di quale reato si sia mai macchiato Fini. Per la vendita della casa di Montecarlo: ammesso che la storia sia vera, che reato ha commesso? Prego, rispondere con numero di articolo del codice, grazie. 

Lasciate perdere, vi togliamo dall’imbarazzo di andare a cercare affannosamente. L’unica possibilità è l’articolo 646 del codice penale, ossia l'appropriazione indebita. Ma è un’accusa che non resterà in piedi, perché quella casa è finita nella disponibilità di An che da zero ci ha ricavato 300 mila euro. Volendo poteva comperarsela lo stesso Fini o qualcun altro di questi ex missini e sarebbe stato perfettamente legittimo. 

L’esempio è semplice: siete soci di un’associazione, a questa una nobildonna lascia in eredità un appartamento di 50 - 0 70 - metri a Montecarlo. A quel punto l’associazione vende l’appartamento che finisce - fosse anche - a uno dei soci dell’associazione a un prezzo contenuto. Lui ne ha avuto un vantaggio, l’associazione monetizza l’eredità. 

C’è stata corruzione? No. C’è stato sperpero di denaro pubblico? No. Ci sono state mazzette, violazioni di diritti, violazioni di appalti? Macché.

Eppure si è scatenato su Fini una bufera infinita per questo appartamento, e se ricordate, ancora prima che si sapesse che ci abita suo cognato. Ma la bufera si è scatenata dopo che ha messo in discussione la leadership di Berlusconi, facendo avere forti sospetti su come funziona la macchina dell’informazione berlusconiana. E oggi, particolare che rende ancora più ridicola la vicenda, c’è l’indignazione degli ex colonnelli di Fini, a partire da La Russa e Gasparri. Peccato che questi signori facevano parte di quella direzione di An che mise a bilancio la vendita, per cui delle due l’una: o votavano nel partito senza sapere e senza informarsi, oppure sapevano e hanno taciuto allora. Nel primo caso superficiali, nel secondo omertosi,  sempre, con il padrone di turno.

Poi, a condire tutto, si è inserita la vicenda di un ridicolo ministro di Saint Lucia che, come la santa, è evidentemente cieco e anche un po’ sciocco. Sciocco perché il Paese che rappresenta è uno dei paradisi fiscali più forti del mondo, dove vivono e prosperano società off shore che permettono all'isola di godere di un relativo benessere. E off shore significa che i proprietari devono restare segreti. E’ una delle condizioni di lealtà che queste società pretendono dai paradisi fiscali. Invece che fa il ministro? Convoca una conferenza stampa per dire che il proprietario dell’appartamento di Montecarlo è Giancarlo Tulliani. Strano no? Preoccupato del fatto che in Italia si parli della sua isola, ma suvvia. Tanto più strano il fatto che in questi giorni Saint Lucia pulluli di agenti segreti di Italia, Libia e Russia. Strano anche l’omicidio avvenuto davanti al palazzo del governo. Ma questo rende solo più torbida la vicenda. E a chi vuole farci credere che Saint Lucia sia chissà cosa ricordiamo che ha 160 mila abitanti, un terzo del Trentino. Quindi pressioni, omertà, ricatti, sono abbastanza facili. A smentire il ministro peraltro è già arrivato l’avvocato Renato Ellero per il quale il titolare della società off shore che possiede l’appartamento è un suo cliente, abbastanza infastidito dal fatto che un paradiso fiscale racconti al mondo nomi, società, proprietà.

Ora, il nostro Paese, l’ottava forza del mondo, è attorcigliato su stesso per i desideri di vendetta del premier e per una bufera scatenata dai suoi giornali contro il presidente della Camera. Bufera che, incidentalmente, ha già portato Vittorio Feltri a lasciare la direzione giornalistica del Giornale, perché il “metodo Boffo”, cioè la creazione di false veline date in pasto alla pubblica opinione per riempire di fango una persona, restano ancora una di quelle cose che sono vietate dalla deontologia giornalistica. E proprio per l’invenzione del metodo Boffo Feltri rischia la radiazione dalla professione. 

Certo è che anche Gianfranco Fini ha subito uno sfregio non da poco, perché scoprire che suo cognato inzuppa il biscotto nei padelloni di un partito grazie a una parentela importante lo fa passare quantomeno per un ingenuo, cosa che non è, e quindi è chiaro che ci racconta una verità a metà.  Anche se in confronto come Berlusconi, grazie a Previti, ottenne da una minorenne orfana la villa di Macherio, fa apparire la vicenda di Montecarlo una barzelletta. 

Tutta questa vicenda ci porta solo con certezza alle elezioni anticipate. Berlusconi, nonostante le lusinghe, non riesce a trovare i 316 voti alla Camera e ormai con i finiani la lacerazione è definitiva. E questo ha ripercussioni anche sulle commissioni parlamentari, dove passa gran parte del lavoro legislativo e dove si areneranno molte leggi governative.

Il dato vero è che dai sondaggi, Fini e il suo Futuro e libertà, stanno crescendo (addirittura sono dati al 20%), ma prendono pochi punti dal Pdl, strappandoli piuttosto a Pd e Idv. Significherà solo una cosa: la marginalizzazione per anni della sinistra, e una resa dei conti mortale tra Fini e Berlusconi, con il primo che gli impedirà per gli anni a venire di governare ancora.

E tutto per un appartamento fatiscente, lontano dal mare, in un principato che è francamente brutto.

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