"Clandestini", banlieu e la solita zuppa

di Zenone Sovilla

Tempo fa come Giornalisti contro il razzismoavevamo lanciato un campagna che invitava i colleghi a mettere al bandola parola "clandestino" e altri termini ormai trasformati dall'uso incerta politica e nei mass media in vere sentenze di condanna sociale(quali "vu cumprà", "extracomunitario", "nomadi", "zingari").
Tre giorni fa, in un convegno all'Università Cattolica, il sindaco diMilano ha dichiarato: "I clandestini che non hanno un lavoro regolare,normalmente delinquono".

Al suo fianco sedeva il ministro dell'interno Roberto Maroni (LegaNord), che ha colto l'occasione per riproporci uno dei suoi vecchipezzi di repertorio: "Ci sono dei rischi anche nelle nostre città cheavvenga ciò che è avvenuto nelle banlieue parigine qualche anno fa".
Oltre a offrirci a spese del contribuente una dose gratuita di allarmesociale rivolto allo "straniero" (ne abbiamo davvero bisogno) i dueservitori delle istituzioni repubblicane hanno ottenuto l'effetto difar girare per 24 ore nei media la parola "clandestino" associata a"delinquenza" o a "criminalità".
Questa equazione sarà probabilmente l'unica traccia che resterà nellamente di buona parte dei telespettatori, radioascoltatori e lettori,sempre più recettori acritici della zuppa propagandistica passata dauna pessima classe dirigente, sempre meno inclini a essere nonsemplicemente persone ristrette nel loro particulare ma anche cittadinichiamati a partecipare alla vita collettiva con qualche sforzointellettuale che travalichi le false semplificaizoni da sloganelettorali.

Che la questione dei migranti senza un permesso di soggiorno valido ècomplessa e che la categoria dei "clandestini" è innanzitutto priva disenso, dovrebbero saperlo bene sia il sindaco di Milano sia ilresponsabile del Viminale.
Chiunque vi spendesse qualche attimo di ragionamento si renderebbeconto che si tratta di una condizione che di per sé non può voler direnulla su chi (suo malgrado) la vive sulla sua pelle.
È "clandestino" chi arriva di nascosto e spera di trovare unasistemazione col tempo, magari grazie  a qualche conoscente che giàlavora regolarmente in Italia; è "clandestina" la badante ucraina delnonno, perché il permesso di soggiorno le è scaduto e per il rinnovopuò passare anche più di un anno di attesa (il testo unico dell'immigrazione prevede 20 giorni come termine per il rilascio del documento:un bel biglietto da visita per uno Stato di diritto); è "clandestino"il cugino venuto dal Marocco che spera di trovare posto nella stessafabbrica di Amin; o la sorella, l'amico, financo i coniugi o i figli...*
Già, i figli degli stranieri, che possono nascere e crescere qui ma nonpossono essere "italiani" come i loro amici e compagni di scuola; sefossero nati in Francia o negli Stati Uniti avrebbero automaticamentela cittadinanza.

Un altro riflesso mentale risvegliato dalle incredibili frasi dellaMoratti (che vorrebbe addirittura un inasprimento del reato non-sensedi clandestinità) richiama nelle menti dei destinatari meno atrezzaticriticamente le consuete "statistiche" su denunce, arresti edetenzioni...
Non starò qui a ripetere cose già scritte in vari ambiti (riporto quisotto un elenco di link utili che suffragano quanto in sintesiriferisco di seguito), ma mi limiterò a ricordare qualche altra ovvietàche sia i servitori delle istituzioni sia i loro elettori dovrebberoconoscere.
1) I più gravi reati di allarme sociale (come gli omicidi) registranoda anni un calo generalizzato e in ogni caso sono più frequentinell'ambito familiare: tipico il marito che uccide la moglie; 2) nelleregioni a più alto tasso migratorio il numero assoluto di reati ècalato dal 1990 a oggi; questo ci dice quanto è ingannevole la cronacasensazionalistica, utile a certe propagande elettorali: da anni siparla di stranieri (quasi sempre indicati per nazionalità negliarticoli di nera: un marocchino, un romeno, un polacco... stile StatiUniti anni Venti quando imperversavano i mafiosi italiani) in genereper fatti criminosi e una parte di questi eventi, se avesseroriguardato italiani, sarebbero stati certamente ignorati (per non direche nel 2008 era straniero un quarto delle vittime degli omicidi); 3)la condizione di illegalità meramente burocratica è la spiegazioneprincipale diretta (arresto per strada dopo un semplice controllo deidocumenti) o indiretta (catalizzatore di attività non lecite) dellasovrarappresentazione di stranieri nella popolazione carceraria (a ciòsi aggiunga il ruolo di massima esposizione e rischio di finire prestoin cella che queste categorie deboli possono avere in contesticriminosi, per esempio lo spaccio di droga); 4) ciò dimostra la scarsaefficacia delle politiche formalmente più rigide in materia diimmigrazione, al punto che vien fatto di chiedersi se esse nonfiniscano, in realtà, per amplificare quei comportamenti che si intendecontrastare e per consolidare il circolo vizioso del lavoro nero(evidentemente utile a certa "impresa"); 5) infine, giusto permenzionare un altro "must" della propaganda xenofoba, un "classico" inauge da decenni in varie forze politiche europee, il tema dellapropensione a delinquere degli stranieri emigrati, che si pretendedovrebbe essere - chissà perché - maggiore di quella della popolaizoneautoctona: un'analisi seria e ponderata dei dati disponibili dimostrache ciò è falso, anzi, spesso indica l'esatto contrario.

Insomma, l'argomento è complesso e richiede di certo sforzi allapolitica e all'intera società; ma serve innanzitutto un ragionamento dasvolgersi dopo aver sgombrato il campo dai polveroni propagandisticiche servono solo a confondere il quadro.

Per finire, mettiamo che il Parlamento vari a furor di popolo e massmedia una norma che prevede fra i requisiti di un sindaco un'etàinferiore ai sessant'anni (si sa come va di questi tempi in politica);e fra quelli di un ministro della Repubblica la conoscenza della linguacinese (alpasso col futuro).
Improvvisamente come dovremmo definire chi ricoprisse tali carichesenza possederne i requisiti? Decaduto? Perseguitato? Vittima di unalegge incostituzionale? O clandestino?

Zenone Sovilla



* In risposta alle banalità morattiane, Giovanni Minali, segretariodella Camera del lavoro di Milano, ha spiegato:  "A Milano laresponsabilità dei lavoratori immigrati che si trovano in situazione di
irregolarità dopo aver perso il lavoro è da iscriversi completamentealle istituzioni milanesi.A partire dal decreto flussi 2007/2008 - inprovincia di Milano - a fronte di 83.000 richieste di assunzione daparte dei datori di lavoro il nulla osta concesso solamente a 15.000lavoratori circa. Abbiamo più volte denunciato questa situazione manessuno si è mai mosso.
Stupisce ora che la Moratti chieda un intervento per modificare inmaniera più pesante il reato di clandestinità nel momento stesso chechi ha perso il lavoro in questo Paese precipita nella condizione diclandestinità".

E Maurizio Bove, ufficio immigrazione della Cisl: «Il sindaco Morattidovrebbe ricordarsi che fra i clandestini ci sono molti lavoratoristranieri impiegati in settori produttivi onesti e necessari alla vitadel paese, dall’edilizia alla ristorazione. L’ultima sanatoria fattaper le badanti clandestine ha lasciato tutte queste persone nel limbodell’irregolarità, e sono gli stessi datori di lavoro che chiedono anoi del sindacato e al governo la possibilità di metterli in regola».


** LINK

http://www.ragionpolitica.it/cms/index.php/200910282076/immigrazione/immigrazione-e-criminalita-rapporto-caritas-migrantes-2009.html

http://www.cestim.it/11devianza.htm#immigrazioneedevianza

http://temi.repubblica.it/micromega-online/immigrati-e-criminalita-cosa-dicono-i-numeri/

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000918.html

http://www.ristretti.it/areestudio/territorio/opera/documenti/immigrazione/barbagli.htm
 

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