Elezioni regionali, il pasticcio delle liste

Formigoni, Pdl e Lega sono fuori: ma sarebbe giusto riammetterle. O no?

di Paolo Micheletto

Le elezioni regionali si giocano in tribunale. Ad oggi Roberto Formigoni - governatore della Lombardia dal 1995 - non è candidato. E dalla contesa lombarda sono fuori pure Lega Nord e Popolo della libertà. Nel Lazio, invece, il “listino” di Renata Polverini è stato riammesso ma solo dopo giorni di polemiche e incertezze (però è stato escluso il Pdl romano).
Puntiamo sul caso più interessante, vale a dire la Lombardia. A 23 giorni dalle elezioni si rischia di andare alle urne con una proposta politica dimezzata, cioè senza il probabilissimo vincitore e senza i due partiti più strutturati e radicati. Ma cosa è accaduto? In sintesi: la Corte d’appello si è accorta che il “listino” di Formigoni - vale a dire l’elenco dei candidati che risulteranno eletti solo nel caso di vittoria di quest’ultimo e la cui presenza è obbligatoria secondo la legge elettorale - era stato presentato senza l’”appoggio” di un numero sufficiente di firme, come previsto dalla legge stessa. Ad un primo conteggio si è verificato che mancano 79 firme sulle 3.500 richieste, anche se in verità la carenza sarebbe ancora maggiore.
Di conseguenza Formigoni si trova escluso: e poiché è obbligatorio per ciascuna lista in gara collegarsi a un presidente, al momento restano alla finestra pure Pdl e Lega. Che ad oggi - in attesa del pronunciamento del Tar sul loro ricorso e in vista di una probabile soluzione politica - possono anche non fare campagna elettorale.
Una vicenda grave. Un pasticcio che pone interrogativi altrettanto pesanti: è giusto andare alle elezioni con queste esclusioni eccellenti? E ancora: saranno elezioni regolari? Oppure: visto che gli errori delle firme ci sono stati, è corretto o no trovare una soluzione a tempo scaduto? C’è chi sostiene: le regole sono regole, se il centrodestra non è stato in grado di presentare le sue liste è giusto che paghi.
Personalmente riteniamo però che in questo caso si tratti «solo» di errori formali, e che Formigoni  vada riammesso, perché un’elezione senza Pdl e Lega non sarebbe «regolare». Insomma, il dibattito è aperto. Partendo da un (triste) dato di fatto. Ormai nei partiti domina la confusione più totale. Facile battuta: saprà governare chi non riesce nemmeno ad “iscriversi” all’elezione?

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