Holden Caulfield, il terzino nella grappa

di Paolo Ghezzi - NO

D'altronde, non ho nessunavoglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia ecompagnia bella. Vi racconterò solo le cose da matti che mi sonocapitate verso Natale, prima di ridurmi così a terra da dovermenevenire qui a grattarmi la pancia. (...)

Ad ogni modo, era dicembree tutto quanto, e l'aria era fredda come i capezzoli di una strega,specie sulla cima di quel cretino di un colle. (...)

Una scuola, più costa epiù farabutti ci sono – senza scherzi. Ad ogni modo, io continuavoa starmene vicino a quel cannone scassato, guardando la partita egelandomi il sedere. Solo che alla partita badavo poco. Se me nerestavo lì era perché cercavo di provare il senso di una specie diaddio. Voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmenosapere che li stavo lasciando. E' una cosa che odio.

Eppure certe volte micomporto ancora come se avessi sì e no dodici anni. Lo dicono tutti,specie mio padre. E in parte è vero, ma non deltutto vero. La gente pensa sempre che le cosesiano del tutto vere.Io me ne infischio, però certe volte mi secco quando la gente midice di comportarmi da ragazzo della mia età. Certe volte micomporto come se fossi molto più vecchio di quanto sono – sulserio – ma la gente non c'è caso che se ne accorga. La gente nonsi accorge mai di niente.

Eccezionali.Ecco una parola che detesto con tutta l'anima. E' fasulla. Roba chevomiterei ogni volta che la sento.

Iosono di un'ignoranza crassa, ma leggo a tutto spiano.

Ilsesso è una cosa che francamente non capisco troppo. Non sapete maidove diavolosiete. Io continuo a impormi tutte queste regole sessuali che poismetto subito di osservare. L'altr'anno mi ero imposto la regola dinon spassarmela più con le ragazze che, stringi stringi, mirompevano l'anima. Una regola che smisi di osservare quella settimanastessa – quella sera stessa, a dire il vero. Passai tutta la sera aprendermi dei passaggi con una marpiona di prima forza che sichiamava Anne Louise Sherman. Il sesso è una cosa che non capiscoproprio. Giuro su Dio che non lo capisco.

Ma iosono pazzo. Giuro su Dio che sono pazzo. A metà strada, cominciai afar finta che avevo una pallottola nel ventre. (...) Quei maledettifilm. Roba da rovinarvi. Senza scherzi. Restai nella stanza da bagnoper circa un'ora, prendendo il bagno e via discorrendo. Poi tornai aletto. Mi ci volle del bello e del buono per addormentarmi – nonero nemmeno stanco – ma alla fine mi addormentai. In realtà, però,avevo voglia di suicidarmi. Mi sarei buttato dalla finestra.Probabilmente l'avrei anche fatto, se fossi stato sicuro che qualcunomi avrebbe coperto appena toccavo terra. Non mi andava che unmucchio di ficcanaso stessero lì a guardarmi tutto sporco di sangue.

Accidentiai quattrini. Finiscono sempre per darvi una malinconia del diavolo.

Ilbambino era un gran tipo. (...) Io mi avvicinai un poco per sentireche cosa cantava. Cantava quella canzone: “Se scendi tra i campi disegale, e ti prende al volo qualcuno”. E aveva anche una bellavocetta. Cantava così tanto per fare, si capisce. Le macchinerombavano giù, i freni stridevano da tutti i lati, i genitorinemmeno lo guardavano, e lui continuava a camminare lungo ilmarciapiede cantando “Se scendi tra i campi di segale e ti prendeal volo qualcuno”. Mi fece sentire meglio. Non mi fece sentire cosìdepresso.

Ame non piacciono nemmeno le macchine vecchie,figurati. Voglio dire, non mi interessano nemmeno. Preferirei avereun maledetto cavallo. Almeno un cavallo è umano,Dio santo.

Nonmi riesce di cavar fuori niente da niente. Sono fatto molto male.Sono fatto in modo schifo.

Adogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno unapartita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera (...) E iosto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altroche prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo(...) Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltantol'acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, maè l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è unapazzia.

Finedelle citazioni da J.D.Salinger, “Il giovane Holden”, Einaudi1961. Titolo originale “The Catcher in the Rye”, bella traduzionedi Adriana Motti. Nota dell'Editore: il titolo era intraducibile,perché “catcher” è un ruolo del baseball (il “prenditore”della palla col guantone) e “rye” non è solo la segale, masoprattutto il whisky che se ne ricava, per cui a un lettoreamericano il titolo originale suona pressappoco come ai lettoriitaliani suonerebbe “Il terzino nella grappa”.

Hannofatto bene a intitolarlo “Il giovane Holden”, dunque. Il perchésia diventato un romanzo-culto e l'autoritratto di più generazioni,l'hanno già spiegato su tutti i giornali i critici veri e gliscrittori in carriera. Del fatto che sia diventato un culto anchel'autore appena scomparso, autorecluso per oltre mezzo secolo, sisono occupati gli intellettuali militanti e illimitati, spiegandocile sottili differenze tra l'esserci, il non esserci, l'apparenza, loscomparire-eppure-esserci-più-di-quelli-che-ci-sono. Francamente,della biografia di Salinger non mi può fregar di meno, se possoparlare schietto come il suo Holden.

A mepremeva solo, qui, far leggere le parole del giovane Holden a chimagari non le hai mai lette o le ha dimenticate, perché il segretodel libro è tutto qui: fa parlare un adolescente con gli scatti dilibertà, rabbia, insofferenza, poesia e malinconia che sono di tuttigli adolescenti. Anche se i sedicenni di oggi non lo capiscono più,perché la lingua di Holden Caulfield è ancora letteraria,pre-informatica, pre-internautica, pre-messagginica.

Ma quil'importante è capire che quella condizione adolescenziale contacome simbolo e luogo della libertà non ancora corrotta, quandoancora si possono chiamare le cose con il loro nome, e dire pane alpane, schifo allo schifo, perché non si è ancora entrati nel ruoloprofessionale e sociale e umano che ci è stato preparato epre-assegnato dal mondo borghese degli adulti. E allora è logico cheHolden – in fuga dal collegio e dalla famiglia che però ama nelmodo incasinato in cui la amano gli adolescenti, che “uccidono” ipadri ma poi ne hanno nostalgia – finisca sul lettino di unostrizzacervelli. Perché chi ha il coraggio di indignarsi per leschifezze del mondo, esercitando quella che biblicamente si chiama“parresìa”, passa inevitabilmente per matto, perché nonadeguarsi, non rassegnarsi, non tacere, è una cosa da pazzi.

Se nonvi siete rassegnati, e avete dai 12 ai 120 anni, rileggetevi dunque imaleducati, politicamente scorretti monologhi dell'eterno adolescenteHolden Caulfield, che ci insegna ancora a star lontani dagliingranaggi massificanti del mondo inscatolato, sognando un lavoronobile e umanissimo come quello di acchiappare i bambini in un campodi segale; di salvarli sull'orlo di quell'abisso che è ilprecipitare nell'età adulta senza nemmeno comprendere qual è ilbene più prezioso della vita, la libertà di pensare con la propriatesta, e di parlare con parole non fasulle, non consumate. Vere comequelle che gridano i bambini nella segale. E forse anche i terzininella grappa, e i matti che cantano al margine, e compagnia bella.

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