Il pronto soccorso della maestra Rai

di Paolo Ghezzi - NO

Fratante cose cretinissime che si vedono in tv, fa piacere scoprire che,in uno dei contenitori Rai della domenica mattina, funziona un “prontosoccorso linguistico” a cui si può telefonare in diretta per i dubbisull’uso dell’italiano. Si dice “uscire di casa” o “da casa”?, hachiesto un telespettatore ieri mattina. “Si può dire in tutti e due imodi” ha risposto, con tranquillizzante saggezza, il professoreemerito. Che poi è riuscito a spiegare in termini semplici ma efficaciquando si usa il congiuntivo, il modo della realtà ipotetica.
Ecco, per queste cose - (oltre che per tutta Radio3 a partire daFahrenheit e Barcaccia e Radio3 Suite), per il Tg3 di mezzanotte,Rainews 24, Rai Storia e Rai Scuola - vale la pena di pagare il canonee comprarsi un decoder. Con il “pronto soccorso linguistico”, latelevisione pubblica continua a fare la maestra del popolo, ciò che èstata ab origine, fin da metà degli anni Cinquanta, creando unacomunità linguistica alfabetizzata da una nazione ancora troppoframmentata e diseguale.
Certo, poi si legge di quanto costano alle casse pubbliche, quindi anoi tutti contribuenti, i contratti di Vespa e Fazio - il falsobuonista di destra e il vero buonista di sinistra - che veleggianoverso i due milioni di compenso all’anno, e ti passa la voglia dipagare il canone: se non fosse che il suggerimento è arrivato dalpadrone delle altre tre reti principali, e allora per fargli dispetto -noi figli linguistici del maestro Manzi, del Carosello, dei Ragazzi dipadre Tobia e di Cervi-Maigret - continueremo a pagarlo, in  nomedell’unità linguistica d’Italia, non foss’altro. Come continueremo anon pagare Murdoch, anche se il miliardario australiano gioca a farel’anti-miliardarioridens e anche a costo di sembrare gli ultimi sfigatidei Mohicani senza pay-tv: “No g’ho skai perché no g’ho i skèi”, è loslogan di quest’ultima frontiera di irriducibili raicanonisti sotto uncielo senza Sky.
Però, cara Rai, al di là del pronto soccorso linguistico, insegnacelodavvero l’italiano: anche con un po’ meno di straripante romanità deitelegiornalisti (“non penzi che zia gggiusto, zanto scèlo?”), anche conqualche trionfante inflessione dialettale in meno (nordista o sudistache sia), anche organizzando corsi di aggiornamento - in italianocontemporaneo, inclusi i numerosissimi “ospiti” inglesi della nostralingua - per i giornalisti, di cui avrebbe comunque bisogno periodicola nostra categoria (ciascuno compreso, anche chi scrive, s’intende).
Ci sono infatti fior di cronisti che scrivono “Dellai non si èschernito” ma volevano dire “schermito”, perché sfottersi da soli èdifficile, soprattutto per il rutelliano Dellai. E fior di commentatoriche scrivono, per “breve riunione”, “breafing” anziché “briefing”:saranno a corto di respiro (breath) o a digiuno di pane (bread)? Aproposito è “bed & breakfast”, non “bad & breakfast”, che è uneccesso di cattiveria o un bagno alla tedesca. E fior di editorialistiche sostengono che Tonini ha fatto bene a decidere di "candidare” (ma chi?Nicoletti? visto che è un verbo transitivo, e dunque lui “si candida”,altrimenti è solo un candido ma non un candidato). E fior di reporterche raccontano come l’ultimo premio Nobel si trovi a suo agio indiverse “branchie” del sapere, dimostrando una curiosa simpatia per ipesci, e una certa ignoranza della branca della linguistica.
Quanto poi alle ultime frontiere, “scannare” un documento al computer èun po’ troppo cruento, e “trinciarsi” dietro un dignitoso silenzio fapiù male di “trincerarsi”; invece: “trinciare” un giudizio  sì, propriocome un pollo sotto mentite spoglie o il tabacco fatto a strisce, èmeglio di “tranciarlo”, come se fosse una barra di metallo o un braccioin cancrena; una stagione “d’orata” (titolo autentico di giornale,qualche anno fa) è una pesca miracolosa e non una golden season;un’idea peregrina è più elegante di una “pellegrina” che si incamminaverso qualche santuario.
A proposito, siamo ormai entrati nell’èra del digitale terrestre, nondel digitale “terreno”, che alluderebbe invece all’esistenza di undigitale ultramondano, nell’aldilà dove - se ci sarà - speriamo inveceche ci sarà risparmiata almeno la televisione, in quell’eventuale,sospirato concerto di beate visioni. 

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