Serve una nuova legge elettorale e il quorum va abbassato Ma non si farà nulla

di Paolo Micheletto

Il referendum sulla legge elettorale è fallito. Il quorum è molto lontano: la data estiva, la scarsa campagna elettorale e la giustificata stanchezza degli elettori hanno creato un’evidente effetto di lontananza dalla urne. Alcune valutazioni.
1) Il problema della legge elettorale rimane. Il sistema che regola il voto delle elezioni politiche deve essere modificato, almeno nella parte che permette le candidature «plurime» (oggi un candidato può essere presentato in tutte le circoscrizioni anche se naturalmente viene eletto in una sola) e decise dai partiti (le cosiddette «liste bloccate»). Ora l’elettore si vede imporre i candidati, e questo va cambiato.
2) Il Parlamento deve quindi «sentire» la responsabilità di un nuovo sistema elettorale. La scarsissima affluenza al referendum consegna una missione alla Camera e al Senato: farsi carico di attuare una buona legge. Il «porcellum» ha un carico di difetti niente male: per il Parlamento c’è l’occasione di dare una prova di affidabilità.
3) Il dibattito si ripresenta ogni volta che un referendum viene affondato, ma è giusto riproporlo anche questa volta. Ormai il quorum del 50% è un traguardo troppo ambizioso, impossibile da superare considerata la quota sempre più alta degli astensionisti. Si pensi quindi anche alla riforma di questo importante strumento, ad iniziare dall’innalzamento del numero delle firme necessarie per passare poi ad un quorum accessibile. Stabilire che per indire un referendum servono più delle cinquecentomila firme attuali rappresenterebbe già una modifica valida ed efficace per evitare un ricorso eccessivo alla consultazione popolare e un numero altrettanto alto di insuccessi.
4) Ma purtroppo ne siamo sicuri. Il Parlamento non modificherà né la legge elettorale né metterà mano al referendum.

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