Difensore civico, no a dirigenti provinciali

Il processo che porterà alla scelta del nuovo Difensore civico dovrà essere di conseguenza di assoluta e cristallina trasparenza, operando la selezione in maniera aperta rispetto ad una rosa di candidati idonei da sottoporre al consiglio che presentino i requisiti necessari. Non si può pensare a quell'Ufficio per sistemare politici o ex politici a fine carriera, o «fedelissimi» da compensare per la fedeltà mostrata nella loro carriera

di Pierangelo Giovanetti

In un'epoca dove i rapporti tra le istituzioni e i cittadini stanno diventando sempre più complessi e problematici una riflessione sul ruolo del Difensore civico appare quanto mai opportuna. L'aver rinviato la sua nomina al 21 aprile dà la possibilità di approfondire un tema che da parte delle istituzioni locali è forse vissuto più come un incomodo da gestire che come un'opportunità da valorizzare. Le questioni sul tappeto sono molte a cominciare dal metodo da adottare per compiere questa scelta in modo adeguato. Attualmente non esiste una procedura ben definita né per raccogliere le candidature né per quel che riguarda i criteri di selezione. Il tutto è affidato all'iniziativa dei gruppi consiliari o alla spontanea autocandidatura di singoli cittadini. Gli unici requisiti da rispettare sono il possesso di adeguate competenze giuridico-amministrative, peraltro non codificate nel dettaglio, ed una votazione che raccolga almeno i due terzi dei consiglieri provinciali. È del tutto evidente che il primo di questi due requisiti appare troppo vago e indefinito per dare al secondo non solo la forza del consenso politico ma anche la garanzia di una copertura del ruolo adeguata alla delicatezza e alla crucialità dei compiti ad esso assegnati. La Val d'Aosta ha optato per una sorta di avviso pubblico attraverso il quale dare sostanza ai requisiti personali e professionali di cui deve essere titolare il Difensore civico. Una volta raccolte le candidature una commissione mista, società civile e istituzioni, ha il compito di selezionare una rosa di idonei da sottoporre al Consiglio. Forse anche questo metodo può avere qualche punto debole, ma è certo più trasparente e attento ai contenuti di quel che si fa oggi in Trentino. Con l'aggravante che nella nostra provincia al Difensore civico è affidata una responsabilità aggiuntiva estremamente delicata: quella di Garante dei minori. Una seconda osservazione ci porta più nel merito della questione e tocca il requisito dell'indipendenza. Accanto alle conoscenze giuridico-amministrative al Difensore civico è richiesto un ulteriore requisito: l'autonomia rispetto alle istituzioni e ai poteri pubblici in genere e quindi la capacità di difendere i cittadini senza vincoli di lobby, di appartenenza o di altre forme di sudditanza. A questo proposito è facile ritenere che chi ha avuto esperienze politiche o carriere significative nella pubblica amministrazione sia generalmente più esposto alle influenze di natura politica o istituzionale. Certo non in modo automatico e con tutte le eccezioni del caso. Tuttavia, per ragioni di trasparenza e di tutela dei soggetti più deboli, chi ha maturato le sue esperienze a contatto con i problemi dei cittadini e comunque di chi non è parte attiva del sistema pubblico può essere preferibile come difensore civico proprio per le caratteristiche e la mission che questa figura ha assunto nella realtà di oggi.
 
Laura Froner
 
La figura del Difensore civico ha assunto in questi anni un ruolo importante all'interno della società trentina, configurandosi come un Garante del cittadino nei confronti della Pubblica amministrazione e come un'Alta cattedra civica di richiamo di fronte agli abusi e alle disfunzioni delle istituzioni. I trentini hanno dimostrato negli anni di riporre grande fiducia nel Difensore civico e nel suo lavoro di avvicinamento del cittadino alle istituzioni, e di correzione degli eccessi di chi è al governo. Prerequisito indispensabile nella nomina del Difensore civico è pertanto l'equidistanza dal potere, soprattutto quello vero, cioè la Provincia di Trento e chi la governa. Non può essere quindi un dirigente provinciale ad assumere questo ruolo, come giustamente afferma l'onorevole Laura Froner, perché verrebbero snaturati il suo ruolo ed i compiti ad egli affidati, ingenerando nei cittadini la convinzione che la lunga mano di Piazza Dante sia arrivata anche dentro la stanza del Difensore civico. Proprio di questi tempi in cui il dubbio si è insinuato forte e con qualche fondata motivazione, che anche all'interno del Tribunale amministrativo la Provincia abbia collocato i suoi uomini, occorre che l'istituto del Difensore civico sia preservato da tale perdita di credibilità e di autorità. Il processo che porterà alla scelta del nuovo Difensore civico dovrà essere di conseguenza di assoluta e cristallina trasparenza, operando la selezione in maniera aperta rispetto ad una rosa di candidati idonei da sottoporre al consiglio che presentino i requisiti necessari. Non si può pensare a quell'Ufficio per sistemare politici o ex politici a fine carriera, o «fedelissimi» da compensare per la fedeltà mostrata nella loro carriera. Pertanto, come sostiene l'onorevole Froner, per essere eletti Difensore civico sarà indispensabile garantire «autonomia rispetto alle istituzioni e ai poteri pubblici e capacità di difendere i cittadini senza vincoli di sudditanza».
 
p.giovanetti@ladige.it

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