Andreatta o Bortolotti, sindaco a febbraio

Domenica 22 febbraio ci saranno le primarie del centrosinistra. Occasione importante, ma con il centrodestra (come sempre) alla finestra

di Paolo Micheletto

 Scrivi primarie, leggi sindaco sicuro. Traduzione: chi vincerà la sfida tutta interna al centrosinistra (data scelta: domenica 22 febbraio), poi sarà il nuovo sindaco di Trento. Con buona pace del Popolo delle libertà e del centrodestra, che ancora una volta guarderanno un'elezione dal buco della serratura. E' questo il quadro della politica della città di Trento, alle prese con le elezioni che porteranno alla scelta del sindaco, cioè del successore di Alberto Pacher. Elezioni che comporteranno una novità, vale a dire le primarie del centrosinistra.
Cosa significa? La coalizione che ha nel Pd e nell'Upt i partiti maggiori ha accettato di far decidere ai propri elettori il nome del candidato sindaco. Il nome che vincerà le primarie sarà quindi il leader di tutti i partiti dell'aggregazione, pronto a partecipare alle elezioni vere e proprie. Una prospettiva interessante, per gli elettori e per gli addetti ai lavori. La sfida vera si gioca tra due nomi: l'attuale sindaco Alessandro Andreatta e l'ex capo della protezione civile della Provincia, Claudio Bortolotti. Il primo fa parte del Partito democratico ed è sostenuto da Alberto Pacher, il secondo è invece il candidato dell'Upt e conta sull'appoggio di Lorenzo Dellai. Si tratta peraltro di “categorie” che non si possono fissare a freddo: Andreatta ha pur sempre fatto parte per tanti anni della Margherita, da cui è nata l'Upt, e tra gli ex “amici” andrà comunque a pescare. Lo stesso Bortolotti, inoltre in passato è stato vicino al Pd e il gruppo di Kessler e Civico è pronto ad appoggiarlo. Al momento si tratta di una competizione “aperta”: sarà interessante sapere l'opinione dei lettori dell'Adige.
Chi avrà la meglio alle primarie si troverà poi di fronte il candidato del centrodestra, se mai si arriverà ad un nome. Oggi il candidato più probabile è Pino Morandini, che dopo una vita in Consiglio provinciale sembra disposto ad accettare il “sacrificio”. Ma non è proprio quello che si dice un segnale di novità. Per il Pdl un'altra occasione persa, con il rischio ben fondato di proseguire con il record di sconfitte.

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